
Spaccio aggravato in concorso. Con questa accusa sei persone, dai 32 ai 52 anni, sono finite sotto processo per l’operazione Kanun, riguardante il traffico di sostanze stupefacenti nel Centro Abruzzo. I sei stranieri sono stati rinviati a giudizio dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale dell’Aquila, Marco Billi al collegio del Tribunale di Sulmona. Nell’udienza del 28 gennaio si aprirà il processo e saranno probabilmente esaminate le perizie sugli stupefacenti. Dal Palazzo di Giustizia del capoluogo, che era intervenuto nella fase preliminare dell’inchiesta con la direzione distrettuale antimafia, sono state riformulate da capo tutte le imputazioni dopo che il collegio del Tribunale di Sulmona, nel 2023, aveva annullato il decreto di rinvio a giudizio essendo state omesse le generalità degli imputati. Diciotto era finiti sotto inchiesta: tre avevano definito il processo con rito abbreviato e gli altri 15, tra cui i sei peligni residenti a Pratola Peligna, sono stati mandati a processo in base alla competenza territoriale. L’operazione Kanun aveva incastrato un gruppo di persone, tutte albanesi o kosovare, legate tra loro attraverso un sistema di relazioni che prevedeva una gestione comune dello spaccio, dei depositi in cui veniva nascosta la droga e degli investimenti da effettuare per acquistare e immettere sul mercato le sostanze stupefacenti. Area di interesse dell’organizzazione era quella compresa tra Popoli, Avezzano, Sulmona e Pratola Peligna. Nel 2015 cinque persone erano finite in carcere, tre ai domiciliari e altre quattro sottoposte all’obbligo di dimora. Diciotto le perquisizioni domiciliari eseguite tra Popoli, Pratola Peligna e Silvi Marina L’inchiesta aveva portato al sequestro di un ldiscreta quantità di droga, 1 chilo e 300 grammi, anche una pistola, manette e attrezzi da scasso. Tutto era partito dall’arresto di un uomo trovato in possesso di 40 grammi di droga, residente a Popoli. All’attivo aveva già una buona conoscenza con gli investigatori per reati legati alla droga. Controllando i tabulati telefonici i arabinieri avevano scoperto una fitta rete di relazioni. Così si era partiti con accertamenti e intercettazioni telefoniche e ambientali. Proprio dalle intercettazioni erano stati “estratti” i codici che i diciotto usavano per comunicare tra di loro. Gli imputati sono difesi agli avvocati Alessandro Margiotta e Sonia Ricci









