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SULMONA –  Non ci fu alcuna estorsione sul piano penale come rilevato dai giudici anche se la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata agli effetti civili, riportando la vertenza davanti alla Corte d’Appello.  La storia è quella che vede protagonisti due dipendenti della “Manhattan srl”, società che gestisce un hotel nei pressi degli impianti sportivi dell’Incoronata. Si tratta di Giovanna Lattanzio e  Bruno Trinchini, costituiti parti civili dopo la denuncia che presentarono il 14 febbraio del 2013, quando fecero scattare l’inchiesta sull’estorsione, accusando i loro titolari di aver fatto firmare dichiarazioni in bianco per tenerli sotto scacco. La Procura generale ha chiesto che la sentenza della Corte d’Appello venisse annullata e lo ha fatto direttamente riprendendo dalle considerazioni svolte nel ricorso promosso dalla parte civile: “come prospettato nel ricorso, la Corte territoriale non ha adeguatamente motivato sulla circostanza che le condotte degli imputati non potessero costituire una minaccia larvata di licenziamento a fronte delle specifiche censure proposte con l’atto di appello nelle quali si faceva riferimento a specifici elementi di prova non adeguatamente valutati dal giudice di primo grado”. Il Pubblico Ministero in Cassazione, al contrario di quelli del tribunale e della Corte d’Appello, ritiene dunque che la prospettazione della perdita del posto di lavoro in una discussione di carattere economico tra il datore di lavoro e i dipendenti possa costituire una indebita pressione e, concludendo la requisitoria scritta, deduce che “l’omessa valutazione di tali elementi inficia e compromette, in modo decisivo, la tenuta logica e l’intera coerenza della motivazione”.  La Corte, all’udienza del 29 ottobre, ha così annullato la  sentenza depositata il 19 settembre 2019 dalla Corte d’Appello dell’Aquila. “Siccome la Procura Generale presso la Corte d’Appello non ha impugnato la sentenza di due anni fa, gli imputati non potranno essere processati sotto il profilo penale, ma il giudizio proseguirà in sede civile, dove Lattanzio e Trinchini chiederanno il ristoro dei danni subiti per la condotta degli imputati”- spiega il legale dei due ex dipendenti, Vincenzo Colaiacovo. Maurizio Zaccardi e Rossella Testa, rispettivamente titolare e dipendente dell’Hotel, esprimono comunque soddisfazione poiché il filone penale dell’inchiesta può considerarsi di fatto un capitolo chiuso. “La nostra assoluzione dall’accusa di estorsione, sul piano penale, passa in giudicato ed è stata confermata in tutti i gradi di giudizio. Questo è il dato da rilevare. Sul piano civile prendiamo atto della decisione della Cassazione, fermo restando che in Corte d’Appello si entrerà nel merito delle richieste di risarcimento”- concludono i diretti interessati. Insomma l’annosa vicenda, inaspettatamente, non può ancora dirsi chiusa. (a.d’.a.)

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