SULMONA – E’ positivo al tampone rapido antigienico ma viene contattato il giorno dopo. Altro che tre ore. A denunciare il caso è il diretto interessato, un giovane sulmonese di 27 anni, Valerio Di Fonso, che sui social ha raccontato la vicenda che lo ha visto protagonista la scorsa domenica dopo aver aderito allo screening di massa promosso dalla Regione Abruzzo. “Farsi il tampone significa tentare di arginare questo virus che da quasi un anno ha portato via dalle nostre vite parenti, amici e con loro anche quella che è stata la nostra quotidianità e normalità. Serve farlo, ma serve anche avere una macchina chiara, precisa ed efficiente”- sostiene Di Fonso- “ieri mi sono sottoposto al tampone e i professionisti mi hanno rassicurato dicendomi ‘se non verrai chiamato entro tre ore significa che sei negativo’. Tampone fatto alle 16 di domenica e nessuna chiamata ricevuta nelle ore successive. In cuor mio penso di essere negativo, ed oggi mi reco in farmacia per sottopormi anche al test sierologico. Negativo anche quello, sospiro di sollievo. Sollievo che dura fino alle 18.30 di oggi. Chiama la ASL: positivo. Impaurito? No. Non ho sintomi, mi sento in forma e mi sono anche allenato in garage tra ieri e oggi. Sorpreso? Si. Sorpreso perchè la ‘macchina’ non ha funzionato a dovere. Perchè nella mia stessa situazione potrebbero esserci decine di persone che, con l’annuncio della zona arancione e senza aver ricevuto ieri la chiamata della Asl, potrebbero essere andate in giro per i negozi, aver incontrato qualcuno e aver usato qualche accorgimento in meno visto che non gli è stata comunicata la positività. Aver osato qualche gesto d’affetto verso un parente che vive con loro in casa. Insomma, in giro nelle ultime 24 ore potrebbero esserci stati dei positivi che, rassicurati dal fatto di non essere stati contattati tre ore dopo il loro tampone, potrebbero aver fatto circolare il virus. Io sto bene, domani mi sottoporrò al tampone molecolare sperando di risultare negativo il prima possibile”. Uno sfogo-denuncia, quello dell’insegnate-giornalista, che mette in risalto le nefandezze del sistema. Va però ricordato che tocca al medico responsabile della sede di screening avvisare l’utente e poi segnalare alla ASL che provvede, a sua volta, a programmare nell’immediato il molecolare. La Asl quindi prende in carico il paziente dopo la segnalazione del medico. In questo caso è stato il primo passaggio a venire meno ma al di là delle sviste o delle responsabilità, la storia di Di Fonso deve servire per migliorare le criticità segnalate proprio nel giorno della ripresa dello screening, soprattutto se si vuole puntare a una partecipazione di massa. D’altronde ogni positivo asintomatico ha una rete di contatti collegata. Isolarli in ritardo non servirebbe a bloccare la diffusione del contagio. Fortuna che, rassicurano gli addetti ai lavori, si tratterebbe di un caso isolato.
Andrea D’Aurelio
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