
Cinque condanne e un proscioglimento per la faida tra famiglie. È questo l’esito del processo di secondo grado sulla rissa e l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni. I giudici della Corte d’Appello dell’Aquila hanno riformato la sentenza di primo grado, emessa lo scorso dicembre, riducendo pene e risarcimenti. Il conto della giustizia è comunque arrivato per P.C., 52 anni, di Sulmona condannata a nove mesi di reclusione, per l’ex compagno G.S., 62 anni di Bugnara Calabra (sei mesi), per i figli della donna, M.A. e S. A (rispettivamente 1 anno di reclusione e un anno e due mesi di reclusione). Sentenza di condanna anche per D F (10 mesi di reclusione) mentre è uscita indenne G.A, prosciolta per tenuità del fatto. Gli imputati sono stati inoltre condannati a risarcire le persone offese. I fatti risalgono al 2023 quando la squadra anticrimine del commissariato di Sulmona si era recata a casa della 52enne per la perquisizione domiciliare che aveva permesso agli inquirenti di sequestrare i telefoni cellulari in uso a quattro dei sei imputati. E dalle analisi dei tabulati e dalla trascrizione dei messaggi whatsapp la polizia era riuscita a documentare le minacce. L’inchiesta era scattata dalla denuncia di una donna residente a Vallelarga che aveva raccontato alla polizia di aver subito atti intimidatori e continue richieste di denaro dalla famiglia della 52enne. Alla base della tentata estorsione, secondo l’accusa, ci sarebbe la pretesa della 52enne di ottenere un bracciale in oro a fronte di un prestito in denaro di circa mille euro. Bracciale che non è stato mai ritrovato dagli investigatori né all’interno dell’abitazione della 52enne né in altri luoghi di pertinenza dei familiari della donna. Tra gli oggetti trovati e sequestrati dalla polizia, una vecchia affettatrice citata anche nella denuncia. Ma a rendere ancora più duro lo scontro tra i protagonisti della vicenda sarebbe stata l’aggressione subita nell’estate 2023 da un figlio dell’imputata, da parte di un gruppo di giovani, tra i quali uno dei figli della denunciante. Dopo questo episodio sarebbero partite una serie di vendette, risse e ritorsioni che hanno finito per coinvolgere anche fidanzate e amici degli imputati. A tirare la linea sono stati i giudici della Corte d’Appello che hanno ridotto le condanne. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Stefano Michelangelo, Uberto Di Pillo e Maria Grazia Lepore mentre le persone offese sono assistite dal legale Andrea Marino









