Sei condanne per la faida tra famiglie. È questo l’esito del processo sulla tentata estorsione che è arrivato questa mattina sul tavolo del collegio del Tribunale di Sulmona, presieduto dal giudice, Pierfilippo Mazzagreco. Il conto della giustizia è arrivato per P.C., 51 anni, di Sulmona condannata ad un anno e nove mesi di reclusione, per l’ex compagno G.S., 61 anni di Bugnara Calabra (1 anno e 8 mesi), per i figli della donna, M.S. e S. S (rispettivamente 1 anno e 9 mesi e 2 anni di reclusione). Sentenze di condanna anche per G.A. (8 mesi) e D.F. (1 anno e 3 mesi), coinvolti anche loro nella vicenda giudiziaria. Gli imputati sono stati inoltre condannati a risarcire le persone offese per un totale di 27 mila euro. I fatti risalgono al 2023 quando la squadra anticrimine del commissariato di Sulmona si era recata a casa della 50enne per la perquisizione domiciliare che aveva permesso agli inquirenti di sequestrare i telefoni cellulari in uso a quattro dei sei imputati. E dalle analisi dei tabulati e dalla trascrizione dei messaggi whatsapp la polizia era riuscita a documentare le minacce e la tentata estorsione. L’inchiesta era scattata dalla denuncia di una donna residente a Vallelarga che aveva raccontato alla polizia di aver subito atti intimidatori e continue richieste di denaro dalla famiglia della 50enne. Alla base della tentata estorsione, secondo l’accusa, ci sarebbe la pretesa della 50enne di ottenere un bracciale in oro a fronte di un prestito in denaro di circa mille euro. Bracciale che non è stato mai ritrovato dagli investigatori né all’interno dell’abitazione della 50enne né in altri luoghi di pertinenza dei familiari della donna. Tra gli oggetti trovati e sequestrati dalla polizia, una vecchia affettatrice citata anche nella denuncia. Ma a rendere ancora più duro lo scontro tra i protagonisti della vicenda sarebbe stata l’aggressione subita la scorsa estate da un figlio dell’imputata, da parte di un gruppo di giovani, tra i quali uno dei figli della denunciante. Dopo questo episodio sarebbero partite una serie di vendette, risse e ritorsioni che hanno finito per coinvolgere anche fidanzate e amici degli imputati. A tirare la linea sono stati i giudici del Tribunale di Sulmona che hanno inflitto le condanne, derubricando la tentata estorsione nell’esercizio arbitrario delle proprie ragioni, come chiesto da uno degli avvocati difensori, Stefano Michelangelo