SULMONA – “Anzitutto bisogna chiedere scusa agli italiani”. Queste le prime parole del sulmonese Gabriele Gravina, all’indomani dell’assemblea della Federcalcio che ha decretato di fatto l’avvio del commissariamento. L’Italia del calcio resta quindi senza mondiale e senza presidente. Un tunnel senza fine quello imboccato dal mondo del pallone, perché dopo 70 giorni dalla caduta di Carlo Tavecchio – causa la mancata qualificazione-choc a Russia 2018 – non c’è una pagina da voltare: “Io ho una mia dignità e coerenza che ho messo a disposizione del calcio per anni. Pensare di rinnegare tutto per diventare presidente della Figc non fa parte del mio modo di interpretare le regole del gioco” ha sottolineato Gravina. “La partita andava giocata fino in fondo, ma a un certo punto qualcuno ha deciso di prendere il pallone in mano e di portarselo via. Sibilia ha dato disposizioni agganciandosi a quella che era un’idea dei calciatori di votare scheda bianca. Non c’è stata più partita” ha precisato il presidente della Lega Pro. “Non stiamo a parlare di proposte di accordo, che definisco volgare. Non potevo accettare la presidenza, a dispetto di un progetto, di una squadra, di un pacchetto di voti che va oltre la Lega Pro. Non è la sconfitta del calcio italiano, ma la certificazione della sconfitta di una classe dirigente” ha concluso l’imprenditore sulmonese. Tutto da rifare con la palla che passa a Malagò.
Andrea D’Aurelio
Riproduzione riservata