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SULMONA – Sono 140 i tamponi che saranno somministrati, a partire da oggi, a tutto il personale e ai degenti della clinica San Raffaele di Sulmona. Ha sortito l’effetto sperato l’appello arrivato negli ultimi giorni da politica, sindacati e Tribunale per i diritti del Malato, che avevano chiesto i tamponi a tappeto nella clinica privata dove si sono registrati due casi di positività al Coronavirus. L’altro giorno sono stati somministrati dieci tamponi agli operatori dell’unità spinale mentre altri dodici operatori si trovano in sorveglianza attiva perché entrati in contatto con l’infermiera contagiata. Dopo i primi test eseguiti l’azienda ha deciso di far partire i controlli a tappeto sui circa cento dipendenti della struttura e sui quaranta degenti. “Abbiamo adottato tutte le misure e i protocolli previsti”- spiegano dalla San Raffaele- “stiamo somministrando i primi tamponi dalla giornata di ieri, precisamente dall’unità spinale”. L’azienda è stata trascinata in Tribunale dai familiari dell’infermiera 40 enne che ha chiesto il sequestro di documenti e cartelle cliniche. Secondo la famiglia della donna il contagio sarebbe riconducibile all’anziana 75 enne di Teramo, arrivata dall’ospedale di Bergamo dopo un intervento, risultata positiva al virus. Nella querela si fa riferimento alla omessa comunicazione dello stato di salute dell’anziana mentre l’azienda sostiene che la stessa è stata presa in carico dopo un tampone negativo. Nei giorni scorsi il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, aveva chiesto l’isolamento della struttura ai Carabinieri del Nas e al Prefetto dell’Aquila, sollecitando tutte le verifiche del caso. “Sto continuando ad avere contatti con l’azienda sanitaria e a breve avremo la definizione dell’aspetto finale con il quale affronteranno questa problematica importante a tutela dei pazienti, dipendenti e di tutta la cittadinanza che deve essere rassicurata sul focolaio del San Raffaele che deve essere messo in sicurezza”- è intervenuto il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini.

Andrea D’Aurelio

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