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Torna rigorosamente forte la voce della Cgil per parlare dell’annoso problema del precariato nella sanità. La carenza di personale all’interno della ASL 1 e la necessità di potenziamento del fabbisogno del personale in grado di poter soddisfare, in maniera adeguata, i bisogni di prestazioni sanitarie, continuano ad essere i principali ed irrisolti problemi rispetto ai quali poco o nulla è stato fatto in questi anni. Necessità resa ancor più forte dalla pandemia da Covid-19. Ma nonostante tutto, le unità lavorative a tempo indeterminato, fra tutti i ruoli e profili professionali, sono passate da 3249 dell’anno 2019, a 3167 del 2020, per finire a 3175 al 31.12.2021: quindi solo 8 assunzioni nell’ultimo anno.

“Se queste sono state le risposte ai bisogni di salute della cittadinanza della provincia dell’Aquila nel corso di una pandemia mondiale, non osiamo immaginare cosa possa accadere in una situazione di ordinarietà che la nostra Provincia non vive da oltre 15 anni!”, affermano Francesco Marrelli e Anthony Pasqualone. “Inoltre, assume una consistenza drammatica il ricorso al lavoro precario, infatti, al 31/12/2021, risultano in servizio presso la ASL circa 560 lavoratrici e lavoratori con rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato, molti dei quali avrebbero potuto già essere stabilizzati avendo, in questi anni, maturato i requisiti della cd. Legge Madia e delle previsioni normative relative al personale assunto per l’emergenza Covid. A questi si aggiungano le oltre 30 unità lavorative in comando/assegnazione temporanea che potrebbero essere immediatamente immesse in ruolo e le innumerevoli richieste di attivazione in ingresso di nuovi comandi/assegnazioni ormai ferme da un anno. In più, come se ciò non bastasse, la Direzione della ASL, effettua le proroghe del personale precario con ritardi che oramai si attestano intorno al mese, con tutti i rischi e le conseguenze che ciò può ingenerare. Dette condizioni, da quanto si apprende dagli organi di stampa, verrebbero addirittura censurate dalla Dirigenza della ASL 1 la quale starebbe impedendo al personale di denunciare le condizioni di lavoro, attraverso l’intimazione di indagini interne e sanzioni disciplinari. Non meno gravi ed importanti sono, inoltre, le notizie che ci giungono rispetto al mancato approvvigionamento di farmaci e dispositivi all’interno di ogni singola Unità Operativa il che starebbe compromettendo la possibilità, che in realtà corrisponde ad un obbligo, di poter erogare adeguatamente le prestazioni sanitarie, anche le più basilari. Noi continuiamo ad affermare la nostra contrarietà ad una politica gestionale del Servizio Sanitario Pubblico che abbia più interesse ad una conduzione ragionieristica della Sanità e non metta tra le sue priorità la qualità dei servizi resi e la qualità del lavoro! Non è più tempo di infinite riflessioni e valutazioni con il tentativo di celare l’immobilismo evidente a tutti. Il diritto alla Salute, il diritto al lavoro va garantito nell’immediato e programmato per il futuro e non può realizzarsi solo con retorici proclami. Per tali motivi, contro un indebolimento della rete dei servizi sanitari pubblici, contro la compressione dei diritti di lavoratrici e lavoratori della ASL, nel dichiararci immediatamente pronti alla mobilitazione, chiediamo alla Regione Abruzzo, alla ASL, al Comitato ristretto dei Sindaci, agli amministratori locali, e a tutti i portatori di interesse, che ognuno si faccia parte attiva e diligente nell’interesse collettivo del diritto alla salute e del diritto al lavoro, affinché questi siano finalmente garantiti stabilmente anche sotto il profilo qualitativo ed in prossimità dei reali bisogni dei cittadini”, conclude la nota.

 

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