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SULMONA – “A Carlo Tresca, anarchico sindacalista esule negli Usa che propugnò la rivoluzione degli schiavi contro gli schiavisti della civiltà contro l’oscurantismo”. Nel 75esimo anniversario dalla morte dell’avvocato, giornalista e difensore dei lavoratori e delle classi più deboli, Sulmona omaggia Carlo Tresca con una lapide che è stata posta nella sua casa natale in via S. Cosimo, dietro la centralissima piazza XX Settembre. Sette associazioni (Il Centro studi e ricerche “Tresca”, il collettivo AltreMenti, l’Università Sulmonese della Libera Età, l’Archeoclub Sulmona, l’associazione culturale “Clemente De Caesaris”, il collettivo Studentesco Sulmona e l’associazione culturale Panfilo Serafini) si sono autofinanziate per la posa in opera della lapide che rende giustizia al coraggio di un personaggio che è stato additato come esempio da seguire e carattere da recuperare per la Sulmona di oggi, anche con un Premio da dedicare a Carlo Tresca, come ha suggerito nel corso della cerimonia Andrea D’Emilio. Prima il convegno a Palazzo Corvi tenuto dai professori Mauro Canali ed Edoardo Puglielli, che hanno ripercorso le tappe principali della biografia di Tresca, definito un oratore raffinato e un appassionato esponente del sindacalismo rivoluzionario e dell’antifascismo militante. Poi l’inaugurazione della lapide con un collegamento con New York, dal Tresca’s Corner, luogo dove Tresca venne assassinato, con Marcella Bencivenni, Hostos Community College, Bronx, NY e Stephen Cerulli, Calandra Italian American Institute. A ricordare lo stretto legame che lega Carlo Tresca a Panfilo Serafini è stato Franco Pelino, Presidente dell’omonima associazione, che ha lanciato un appello anche a difesa della cultura fra scuole ancora non ristrutturate, biblioteca comunale chiusa e Agenzia di promozione culturale caduta nel dimenticatoio. Per il 140 esimo della nascita si stanno intanto scaldando i motori e fra le iniziative annunciate da Riccardo Verrocchi si sta pensando a far conoscere la figura di Tresca nelle scuole, un personaggio che non può e non deve rimanere sconosciuto alle nuove generazioni.

Andrea D’Aurelio

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