banner
banner

SULMONA – Due mesi di agonia nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Sulmona fino a quando, intorno alle 14 di oggi, il suo cuore ha cessato di battere. Non ce l’ha fatta Filippo Recchione, il 61 enne di Sulmona ex ferroviere che lo scorso 8 febbraio era stato rinvenuto esanime in casa. Quasi sicuramente la Procura della Repubblica di Sulmona, che ha aperto un’inchiesta nelle scorse settimane, disporrà l’esame autoptico per accertare le cause della morte. Ma andiamo con ordine. Tutto è partito dalla segnalazione della figlia dell’ex ferroviere che quella sera dell’8 febbraio ha rinvenuto il corpo del padre esanime in casa, privo di sensi e riverso in terra, in mezzo a una pozza di sangue. Da lì è cominciata la corsa all’ospedale di Sulmona dove il 61 enne è stato ricoverato. E’ entrato subito in coma e respirava con l’aiuto delle macchine. Le sue condizioni sono apparse subito gravi tant’è che il Tribunale di Sulmona ha designato come tutore medico e patrimoniale l’avvocato Mauro Maiorano. Il quadro clinico del 61 enne si andava sempre più aggravando fino a quando oggi è deceduto. Non è detto che la morte sia riconducibile alle lesioni riportate dall’uomo quella notte. Per questo, per sgomberare il campo da ogni dubbio, i magistrati richiederanno l’autopsia. Al momento solo il fidanzato della figlia è iscritto nel registro degli indagati. Il 26 enne di Pacentro, assistito dall’avvocato del foro di Sulmona, Serafino Speranza, avrebbe reso la sua dichiarazione spontanea davanti agli uomini della Squadra Anticrimine del Commissariato P.S. di Sulmona, coordinati dall’ispettore superiore Daniele L’Erario, che si sono occupati del caso e al Comandante dei Carabinieri della stazione di Pacentro. Si sarebbe sentito anche accerchiato a seguito degli interrogatori a cui erano state sottoposte le persone a lui vicino. Così il 26 enne avrebbe riferito che quella notte sarebbe entrato a casa del “suocero” e, probabilmente in seguito a una colluttazione, lo avrebbe aggredito per poi lasciare l’appartamento. il gesto sarebbe legato al fatto che l’ex ferroviere non guardava di buon occhio la relazione del ragazzo con la figlia. “Il racconto del mio cliente non è stato estremamente chiaro anche perché era molto agitato. Vista la situazione aspetterei per formulare qualsiasi ipotesi anche perché dobbiamo verificare se il ragazzo era nel pieno della sua lucidità come pure è necessario ricostruire la dinamica dei fatti che è apparsa non del tutto chiara”- aveva detto a Onda Tg l’avvocato Speranza. Solo una perizia quindi potrà accertare le cause della morte. Intanto resta il ricordo di uomo mite e equilibrato, conosciuto in città e ben voluto da tutti.

Andrea D’Aurelio

Lascia un commento