
È ora all’esame della Procura di Sulmona un fascicolo che potrebbe sfociare in accuse di indebita percezione di erogazioni pubbliche, frode aggravata, frode processuale e falsa dichiarazione a pubblico ufficiale. Le indagini, avviate dopo la contro-denuncia di un’imprenditrice hanno fatto emergere una serie di elementi. La presunta beneficiaria dei sussidi avrebbe percepito il reddito di cittadinanza e, in seguito, l’assegno di inclusione senza dichiarare alcuna attività lavorativa, come invece richiesto dalla normativa entro trenta giorni dall’inizio dell’impiego. Dagli atti risultano inoltre la detenzione di quote societarie, il ruolo di amministratore unico e la comproprietà di un immobile. Da questi sviluppi è emersa la radice della vicenda. Una controversia di lavoro, oggi trasformatasi in processo, che approderà il 31 ottobre davanti al Tribunale di Sulmona. Protagonista è una donna di 56 anni che sostiene di aver lavorato in modo continuativo dal 2019 al 2023 in una struttura ricettiva della zona. Secondo la sua versione, i contratti stagionali stipulati in quel periodo sarebbero stati soltanto una formalità per mascherare un rapporto stabile. Da qui la richiesta di quasi 100mila euro complessivi, tra arretrati, ferie, Tfr e un risarcimento per un presunto infortunio sul lavoro. Proprio su quest’ultimo punto si concentra la difesa della titolare, rappresentata dall’avvocato Massimo Di Rocco, che attribuisce invece l’incidente a una caduta domestica, circostanza supportata da un certificato medico.









