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SULMONA – Per non dimenticare. Era esattamente il 25 ottobre di due anni fa quando si alzava il polverone dei furbetti del cartellino al Comune di Sulmona. Si apriva il caso dell’assenteismo a Palazzo San Francesco con 49 dipendenti finiti nel mirino della Guardia di Finanza di Sulmona che consegnò una folta informativa alla Procura. Oggi l’inchiesta, a due anni di distanza, si è decisamente ridimensionata anche se il filone disciplinare potrebbe rimettere tutto in gioco ma l’Ufficio Provvedimenti Disciplinari, costituito a febbraio con delibera di Giunta firmata dall’ex vice sindaco Mariella Iommi, si è riunito per la prima volta sul caso solo la scorsa settimana. Da 49 indagati si è passati a 24 avvisi di garanzia ma solo per nove persone è stato chiesto il processo. Per gli altri quindici dipendenti raggiunti da avviso di garanzia, la procura chiederà l’archiviazione. Decisive sono state le memorie difensive presentate dagli indagati, soprattutto dai dipendenti comunali che lavorano nella sede decentrata della ex caserma Pace che hanno puntato tutto sul fatto che le assenze contestate non erano altro che spostamenti quotidiani necessari per raggiungere palazzo San Francesco, sede centrale del Comune. Si è chiuso anche il fronte amministrativo con la citazione a giudizio di 18 dipendenti comunali da parte della Procura della Corte dei Conti. Per altri sei, ai quali era arrivato l’invito a dedurre da parte del procuratore generale della magistratura contabile aquilana Erika Guerri, è stata decisa l’archiviazione parziale. Se la Corte dei Conti e la Procura hanno stralciato alcune posizioni, l’inchiesta disciplinare potrebbe rimettere tutto in discussione. E’ il terzo filone dell’inchiesta quello che, al momento, procede a rilento. Nelle immagini delle telecamere nascoste dalle Fiamme Gialle gli impiegati vengono ripresi al bar, a fare shopping o la spesa durante l’orario di ufficio; mentre altri sono stati sorpresi a timbrare più cartellini per volta. Se il caso ha sollevato polveroni in città, a due anni di distanza lo “scandalo” si sgonfia almeno sotto il profilo penale e amministrativo, i due filoni più pesanti.

Andrea D’Aurelio

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