
Con l’arrivo dell’estate, in Abruzzo si ripresenta un problema che sembra diventato cronico: la cattiva gestione delle risorse idriche, tra disservizi, infrastrutture obsolete e mancanza di manutenzione. A farne le spese è soprattutto il mondo agricolo, sempre più in difficoltà e spesso lasciato solo ad affrontare stagioni cruciali. Qualcuno, con amara ironia, dice che “si stava meglio quando si stava peggio”. In effetti, decenni fa – con pochi mezzi e tanta manualità – si riusciva comunque a garantire l’irrigazione dei campi. Oggi, nonostante i progressi tecnologici e le risorse disponibili, molte aree della regione si trovano ancora con canali danneggiati, impianti inefficienti e progetti incompiuti. I Consorzi di Bonifica, nati per assicurare la gestione dell’acqua e del reticolo idrico, hanno spesso fallito la loro missione, accumulando debiti e disattendendo le aspettative dei territori. “Perché continuare a pagare il ruolo di bonifica se i servizi non arrivano?”, si chiedono in molti. E intanto, mentre si susseguono annunci e grandi piani infrastrutturali, la manutenzione di base resta un miraggio. Come nel caso della nuova tubazione presso il lago di San Raniero (zona est dell’Aquila), un’opera che, pur non ancora completata, sta già creando disagi in piena stagione agricola. La gestione inadeguata delle acque colpisce anche gli ecosistemi locali: i canali non sono solo strumenti per irrigare, ma alimentano zone umide, prati polifiti, habitat naturali ricchi di biodiversità, importanti per insetti impollinatori e fauna locale. Eppure, a queste aree si toglie acqua per poi finanziare – paradossalmente – progetti artificiali di semina a scopo ambientale. Il messaggio dal mondo agricolo è chiaro: serve un cambio di passo urgente. Non bastano le parole né i progetti calati dall’alto. Serve una strategia seria, efficace e condivisa per rimettere al centro l’agricoltura produttiva e sostenibile, che possa tornare a essere motore dell’economia locale e presidio del territorio. Perché il futuro del cibo e dell’equilibrio ambientale dipende anche da scelte precise: quelle che permettono a chi lavora la terra di produrre, non solo di sopravvivere.