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SULMONA – Un “grave inadempimento della Daneco Impianti s.r.l. in liquidazione e in concordato preventivo nell’esecuzione della Convenzione relativa alla concessione di adeguamento, completamento e riattivazione dell’impianto di trattamento meccanico e biologico (TMB) dei rifiuti urbani non pericolosi”. A metterlo nero su bianco questa mattina è stata il giudice del Tribunale di Sulmona, Marta Sarnelli, che ha dato ragione al Cogesa e al suo ex amministratore unico, Vincenzo Margiotta, riguardo la gestione dell’impianto. Il Tribunale ha accertato che il Cogesa ha diritto al risarcimento dei danni patiti per un valore di 523.612, 76 euro ed h ordinato la “compensazione dei crediti rispettivamente vantati dalle parti e per l’effetto, condanna Daneco e in concordato, in persona del legale rappresentante pro tempore, al pagamento della differenza pari ad € 39.898,76”. Con la sentenza il Tribunale ha condannato anche Cogesa al pagamento del 50% delle spese del Ctu. Secondo la società pubblica che ha intentato la causa attraverso l’avvocato Alberto Paolini, a partire dalla fine dell’anno 2015, la Daneco ha omesso l’espletamento degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria necessari per la conservazione e la piena funzionalità dell’impianto TMB, in violazione dell’art. 6 della convenzione. Ma non è tutto. La Daneco, come accertato, ha mancato di rinnovare le polizze assicurative che costituivano condizione essenziale e ha omesso il pagamento delle retribuzioni del personale. Nella sentenza il giudice Sarnelli osserva che “dall’istruttoria espletata è emerso, inequivocabilmente, che a partire dalla fine dell’anno 2015 la Daneco Impianti si sia rese gravemente inadempiente nell’esecuzione delle obbligazioni su di essa gravanti in forza della Convenzione stipulata tra le parti”. Da qui la condanna per la Daneco, fermo restando la compensazione dei crediti. Una vicenda che ha tenuto banco per mesi. In verità la causa è durata tre anni con l’audizione di oltre 40 testimoni. Tutti hanno certificato che le fatture venivano pagate da Cogesa. Per questo le istanze della società pubblica non erano poi così infondate.

Andrea D’Aurelio

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