
Bastano pochi minuti di grandine per spazzare via mesi di lavoro nei campi. Lo sanno bene gli agricoltori del Fucino, colpiti ieri da un violento nubifragio che ha devastato interi ettari coltivati tra i Comuni di Pescina e San Benedetto. Il bilancio delle prime ore è drammatico: patate, cipolle, carote, finocchi, insalate. Colture a terra, piante piegate, raccolti compromessi quando ancora l’estate agricola deve entrare nel vivo. Per questo Coldiretti L’Aquila si è mossa subito, chiedendo alla Regione Abruzzo di avviare l’iter per il riconoscimento dello stato di calamità naturale. «Questa mattina – racconta Alfonso Raffaele, presidente di Coldiretti – abbiamo verificato sul posto danni ancora più gravi di quelli stimati ieri. Soprattutto per le patate, in particolare la varietà Agria che si raccoglie a settembre, la situazione è pesante. L’acqua ristagna nei campi e rischia di provocare la cosiddetta asfissia radicale: le radici non respirano e le piante muoiono». Una fotografia che lascia poco spazio alle illusioni. Tubi di irrigazione spostati dalla violenza della grandine, piante abbattute, ortaggi resi inutilizzabili. E la paura che, senza interventi, intere aziende possano restare senza reddito. «Nel Fucino – spiega Domenico Roselli, direttore di Coldiretti L’Aquila – la maggior parte delle aziende ha quasi tutta la produzione concentrata qui. Non c’è la possibilità di raccogliere altrove: se i campi sono distrutti, l’anno è perso». A rendere la situazione ancora più delicata è l’assenza di un vero mercato assicurativo a tutela delle imprese agricole della piana del Fucino. «Purtroppo – denuncia Roselli – molti agricoltori non hanno polizze specifiche per coprire eventi di questo tipo. Un problema che da anni segnaliamo e che ora torna a farsi sentire con forza. Senza tutele, i nostri imprenditori sono esposti a rischi enormi». Ora la palla passa alla Regione, chiamata a verificare i danni e, se necessario, a inviare la richiesta di stato di calamità al Ministero. Un passaggio indispensabile per consentire alle aziende di accedere a eventuali risarcimenti e contributi straordinari. Intanto, sui terreni di Pescina e San Benedetto restano i segni di una tempesta che ha messo in ginocchio uno dei cuori produttivi dell’agricoltura abruzzese. In attesa di risposte, gli agricoltori guardano al cielo con una domanda che si ripete sempre più spesso: come proteggere il lavoro di una stagione da un clima che sembra ormai impossibile da prevedere?