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BRESCIA – “La sua vicenda personale diventa il tragico simbolo dell’impegno e del sacrificio di quanti lavorano sul fronte della sanità”. Alla memoria del medico sulmonese, Gino Fasoli, è andato il Grosso d’Oro della città di Brescia, nell’ambito del Premio Bulloni 2020, la solidarietà che premia e ricorda. “Il medico e l’uomo in Gino Fasoli coincidevano”- si legge nella motivazione del premio- “per anni medico di base a Cazzago San Martino, nel corso della sua professione si era più volte impegnato all’estero con Emergency, Medici senza frontiere, Unitalsi. Era ormai in pensione Gino Fasoli, ma a marzo l’esplosione dell’emergenza Covid lo aveva portato a mettersi a disposizione, a reindossare il camice, a tornare negli ambulatori. Il tutto mentre nemmeno medici e operatori sanitari potevano contare sui dispositivi – mascherine, guanti, disinfettanti – necessari a prevenire il contagio. Gino Fasoli si è ammalato, è stato ricoverato e non è sopravvissuto al virus”. Un sacrificio, quello del medico sulmonese, che ha fatto commuovere l’intero paese e nei giorni scorsi è stato ricordato anche nel Parlamento europeo. “Un ottimo riconoscimento. Per noi è un ringraziamento della comunità per i sacrifici che ha fatto mio fratello”- interviene Gabriele Fasoli nella rubrica “Raccontalo al Mister”, che ha seguito a distanza la cerimonia alla memoria del fratello, inviando anche un messaggio di ringraziamento a nome dei familiari. Un messaggio arriva anche per coloro che continuano a sottovalutare il rischio e negare l’emergenza. “Bisogna fare un’esperienza diretta, andare negli ospedali e vedere la gente che muore. Io non posso negarlo avendo vissuto direttamente”- conclude Fasoli. Un doveroso riconoscimento quello arrivato dal comune di Brescia mentre in città, almeno sotto il profilo istituzionale, nulla o poco finora è stato fatto per ricordare il sacrificio del medico morto sul fronte.

Andrea D’Aurelio

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