SULMONA – Trovare un altro metodo per la somministrazione dei tamponi ai pazienti Covid in isolamento domiciliare, prendendo in considerazione l’ipotesi di autorizzare quei medici di base che già hanno dichiarato la propria disponibilità. A chiederlo alla Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila e al Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, è il Tribunale della sanità che ha scritto una missiva per rappresentare il grave disagio che stanno affrontando i pazienti affetti da Coronavirus che attualmente si trovano nella propria abitazione a completare la terapia domiciliare. Quella che stanno vivendo è una vera e propria odissea. Per chiudere il percorso di guarigione e negativizzazione del virus servono due tamponi di conferma che, al momento, non vengono svolti a domicilio, mettendo in forte imbarazzo gli stessi pazienti, che già stanno vivendo un particolare momento di isolamento personale e sociale. L’Usca ( unità di continuità assistenziale) è attiva da diverse settimane con otto medici a domicilio che visitano il paziente ma non effettuano tamponi, salvo alcune autorizzazioni ed eccezioni. Il 118 invece lotta con l’annosa carenza di personale. E alla fine chi paga? Sempre i pazienti che stanno facendo sentire il proprio grido di dolore. “Abbiamo una situazione di stallo. Il paziente non può uscire di casa per raggiungere l’ospedale e né può ottenere un’autorizzazione dal Dipartimento di Prevenzione e dal medico di base”- interviene la responsabile dell’area comunicazione del Tds, Catia Puglielli- “in altre realtà territoriali, come l’Aquila, il 118 si reca a domicilio per effettuare il tampone ma nell’ambito dell’ospedale di Sulmona permane la difficoltà della carenza di personale. Per questo è necessario e urgente sbloccare questa situazione”. Da qui la lettera della Puglielli a Marsilio ed Asl per individuare nuove soluzioni, onde evitare di scatenare proteste ed azioni legali che, a questo punto, non sono poi così lontane. In tanti nell’ultimo periodo hanno raccomandato la tutela dei pazienti Covid che non devono essere trattati come untori. Ma se non si fanno i tamponi per certificare l’uscita dal virus il rischio è proprio quello di isolare tutte le persone infette. Al momento nell’area peligno-sangrina sono 37 i pazienti Covid in isolamento domiciliare, tra cui almeno una decina sono in fase di negativizzazione e quindi in attesa di tampone.
Andrea D’Aurelio
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