
C’è una terra che da sempre vive d’acqua, e con l’acqua. Una terra che l’ha domata, condivisa, trasformata in ricchezza, identità, lavoro. È il Fucino, cuore agricolo dell’Abruzzo, oggi al centro di un’emergenza che non è solo ambientale, ma soprattutto culturale e politica. Confagricoltura lancia un messaggio forte: “Il Fucino è stanco”. Stanco di abusi, di ritardi, di giochi ideologici che sacrificano il buon senso e la cooperazione. Il nodo? L’uso dell’acqua. Un bene comune diventato campo di battaglia, quando invece dovrebbe essere terreno di dialogo e visione condivisa. La denuncia dell’associazione agricola non è generica: si punta il dito contro responsabilità precise. Il Consorzio di Bonifica, spiegano, ha fatto la sua parte, avviando già da giugno il pompaggio nei canali, come avviene da oltre dieci anni. Un’attività regolare, in attesa di quegli impianti di irrigazione stabili che la Regione promette da troppo tempo ma che restano sulla carta. Il problema vero, però, non è la mancanza d’acqua – le recenti piogge lo confermano – ma la mancata applicazione delle regole. Confagricoltura non risparmia critiche a chi, come il Comune di Pescina, avrebbe ceduto a pressioni ideologiche ostacolando ogni tentativo di razionalizzazione. Ma anche il Comune di Ortucchio è finito nel mirino, accusato di non aver emesso le ordinanze necessarie per regolare i turni irrigui. E poi ci sono gli organi di controllo, colpevolmente assenti quando servivano. Ma c’è di peggio: chi ignora le regole e continua a irrigare anche durante i fermi. E qui, il danno è doppio: lo subiscono gli agricoltori onesti e lo subisce l’ambiente. L’effetto? Divisioni, accuse reciproche, e un clima avvelenato che rischia di compromettere tutto. Eppure, una via d’uscita c’è. Confagricoltura lancia un appello chiaro: serve un patto per l’acqua. Un’alleanza tra agricoltori, pescatori, associazioni, Consorzio di Bonifica e istituzioni per fermare le guerre ideologiche e difendere insieme un ecosistema prezioso. Il Fucino non è solo agricoltura. È paesaggio, è cultura, è economia. E la sua acqua è storia viva: un tempo lago, poi bonifica, poi terra coltivata. Oggi, questo equilibrio rischia di rompersi. E chi ci perde non è una sola categoria, ma un intero territorio. I progetti per salvare il sistema idrico ci sono, redatti e approvati dall’Autorità di Distretto. Ma da otto anni giacciono nei cassetti della Regione. È tempo di farli uscire, di investirci, di crederci. Di passare dalle parole ai fatti. La sfida è tutta qui: uscire dalla logica dei contrasti e costruire quella del rispetto. Le tradizioni non devono escludersi: agricoltura e pesca, innovazione e tutela ambientale possono convivere, se guidate dalla responsabilità. Perché nel Fucino, ogni goccia d’acqua è anche una goccia di futuro. E il futuro, adesso, non può più aspettare.









