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Con il programma “Parchi per il clima” il Ministero della Transizione ecologica finanzierà progetti da realizzare nei parchi nazionali finalizzati all’ adattamento ai cambiamenti climatici, alla realizzazione di servizi e infrastrutture per la mobilità sostenibile, all’ efficientamento energetico del patrimonio immobiliare pubblico e alla gestione forestale sostenibile, interventi selvicolturali che hanno come unico e solo scopo quello di ridurre il rischio di incendio boschivo dei complessi forestali a prevalenza di conifere visto che sono sempre più frequenti, anche in aree storicamente indenni da eventi catastrofici. Proprio gli eventi degli ultimi anni, strettamente correlati ai cambiamenti climatici che determinano condizioni sempre più estreme caratterizzate da alte temperature, bassa umidità e spesso vento forte, sono uno degli elementi più critici, specie in relazione alla presenza di complessi boscati delicati, come sono i boschi di conifere di origine artificiale, molto spesso abbandonati da decenni a causa della mancanza di risorse economiche che determinano condizioni di maggior rischio, che incidono sia sui fattori di innesco, sia su quelli di propagazione. Sulla scorta di questi elementi il Parco, a partire dal 2019, ha presentato ad alcuni Comuni del territorio una serie di proposte che sono state vagliate in seno alle singole Amministrazioni, presentate e approvate dal Ministero competente dopo un lungo iter amministrativo. Le polemiche dei giorni scorsi riguarda gli interventi del Parco a Barrea e Civitella Alfedena riguardanti rimboschimenti artificiali di conifere. Alcuni cittadini hanno dato per scontato che i progetti approvati comportino automaticamente anche l’intervento nella pineta di Villetta Barrea, quella conosciuta per ospitare un nucleo dell’omonimo pino nero, omettendo però di dire che i progetti relativi alla pineta “Zappini” non hanno ancora completato l’iter autorizzativo, anche se il Ministero della Transizione Ecologica ha già dato il proprio assenso, e quindi tutto è ancora assolutamente fermo. Si critica, tra le altre cose, la mancata pubblica informazione dei cittadini omettendo, stranamente, di ricordare che il Parco non è proprietario del bosco e che ha proposto il progetto solo a seguito dell’assenso preliminare del Comune di Villetta Barrea, con cui è stato sottoscritto un protocollo d’intesa. E soprattutto si dimentica che quel processo in realtà c’è stato perché nell’unica occasione in cui componenti del consiglio comunale hanno chiesto chiarimenti, il Presidente e il Direttore del Parco hanno partecipato ad un incontro promosso dalla stessa Amministrazione comunale per illustrare le caratteristiche del progetto, che all’epoca, oltre un anno fa, era ancora in fase di redazione. La Direzione del Parco ha chiarito tutti i dubbi esposti da alcune Associazioni ambientaliste, fornendo tutti gli elementi disponibili per illustrare le caratteristiche tecniche dell’intervento e le finalità dello stesso. Sono stati chiariti tutti i motivi di criticità legati alla complessità di assicurare non solo una vigilanza costante e continua, praticamente impossibile, ma soprattutto le difficoltà che si avrebbero in caso di incendio ad impedire la propagazione delle fiamme in una zona molto scoscesa, con vegetazione molto fitta, abbondanza di combustibile (il legno morto a terra e l’intreccio di alberi e arbusti) e continuità tra vegetazione erbacea, arbustiva e arborea, con le chiome che potrebbero essere facilmente attaccate anche da un fuoco radente. Proprio in occasione del confronto con le ONG, alcune delle quali hanno offerto importanti indicazioni tecniche prontamente recepite nel progetto, si è provveduto a spiegare che gli interventi riguarderanno solo una fascia marginale a contatto con la strada regionale in modo da ridurre i rischi maggiori. Il Parco ha dato la disponibilità a partecipare all’unico incontro pubblico promosso da un’associazione locale, Futuro Remoto, in programma solo per il 22 luglio. Gli stessi promotori dell’iniziativa di protesta contro l’intervento in argomento mai hanno promosso processi partecipati per interventi selvicolturali a carico di faggete del Comune di Villetta Barrea destinate a fornire la legna da riscaldamento, poste in aree ben più delicate e critiche da un punto di vista naturalistico e ambientale. Forse, una maggiore attenzione avrebbe consentito di fornire un quadro più dettagliato e meno polemico del processo amministrativo in corso. Così anche un’analisi meno ideologica del quadro generale in cui versano certi ambienti forestali consentirebbe anche una valutazione più oggettiva e pragmatica delle finalità e degli effetti degli interventi che in tutti i casi, ma soprattutto in quello della pineta Zappini, si limitano a realizzare misure che oggettivamente riducono il rischio di incendi boschivi senza alterare nulla della naturalità del luogo. Proprio perché la pineta Zappini conserva al suo interno il nucleo storico di un endemismo autoctono, occorre attuare interventi che riducano il rischio che un qualunque evento, colposo o doloso, possa distruggere l’intero complesso forestale, così come già accaduto in epoca recente in altre aree, anche della montagna abruzzese. Occorre ricordare che la Pineta Zappini è a attraversata da una strada regionale, che d’estate diventa molto trafficata, ma soprattutto è a diretto contatto col centro abitato di Villetta Barrea. La scelta di intervenire è stata fatta in maniera assolutamente ponderata, curando molto l’intensità degli interventi (che saranno limitati), visto che le misure previste sono state promosse dal ministero vigilante ed adottate in quasi tutti i Parchi Nazionali per ridurre il rischio di catastrofi che solo negli ultimi 5 anni hanno interessato in modo devastante i parchi nazionali del Vesuvio, della Maiella, del Gran Sasso e Monti della Laga, del Gargano, dell’Aspromonte e del Cilento, solo per citarne alcuni. La gestione di un territorio protetto comporta l’attenzione adeguata a tutte le parti coinvolte e le necessarie autorizzazioni che la legge impone. È lecito presumere che gli stessi cittadini che oggi hanno formulato la protesta sarebbero pronti a “insorgere” se malauguratamente dovesse scoppiare qualche incendio che comprometterebbe un bene prezioso e unico come la Pineta Zappini di Villetta Barrea. Non possiamo non chiedere a tutti un po’ di fiducia e tanto rispetto per il lavoro che viene svolto dal Parco quotidianamente a servizio della Natura e del Territorio. Con professionalità e passione.

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