
All’Aquila i lavori non si fermano: il Ponte Belvedere, una delle ferite urbane ancora aperte dopo il terremoto, sta lentamente tornando a vivere. In questi giorni è in corso il montaggio del terzo pilone, parte fondamentale della nuova struttura che, se tutto procederà secondo i piani, sarà completata entro la fine del 2025. La riapertura al traffico veicolare è invece prevista per i primi mesi del 2026, dopo le necessarie prove di carico e collaudi. Il progetto, firmato dallo strutturista Marco Petrangeli, tra i massimi esperti internazionali nella realizzazione di ponti strallati, darà vita a un’opera interamente in acciaio, innovativa ed ecosostenibile. Il ponte sarà caratterizzato da un’unica campata sostenuta da piloni verticali e da un pennone con stralli che, una volta installati, diventeranno la “spina dorsale” della nuova infrastruttura. Per la città, non si tratta soltanto di un ponte, ma di un simbolo. Ricongiungere due parti di L’Aquila rimaste separate per anni significa ricucire un tessuto urbano e sociale spezzato dal sisma. “Un’opera tecnologicamente innovativa e metafora di stabilità e slancio”, l’hanno definita il sindaco Pierluigi Biondi e il vicesindaco Raffaele Daniele, convinti che il nuovo Belvedere non solo migliorerà lo skyline cittadino, ma diventerà anche un punto di interesse per turisti e studiosi di ingegneria civile. I lavori, avviati nell’ottobre 2023 e affidati a un raggruppamento di imprese specializzate, comportano un investimento complessivo di 6,1 milioni di euro, comprensivi anche dei costi di demolizione del vecchio ponte. È un’opera che porta con sé il peso della memoria, ma anche la promessa di un futuro diverso: una città che guarda avanti, con infrastrutture moderne e una nuova identità urbana. Il Ponte Belvedere non è solo cemento e acciaio: è un pezzo di fiducia restituito alla comunità aquilana.









