Le associazioni ambientaliste chiedono al Governo di impugnare l’ordinanza regionale del 12/12 che autorizza i cacciatori a svolgere normale attività non solo nel comune di residenza, ma in tutte le decine di comuni del loro Ambito Territoriale di Caccia, nonostante l’Abruzzo sia regione arancione.
Cosi scrivono WWF Italia, ENPA, LAV e LIPU Birdlife Italia: “Mentre tutti i normali cittadini devono rinunciare ad una passeggiata in montagna o anche a svolgere una serie di attività economiche, i cacciatori possono muoversi liberamente su gran parte del territorio provinciale. La caccia è un’attività ludico-ricreativa che non è assimilabile ad attività professionale e che è assolutamente diversa, per scopo e funzioni, alla gestione della fauna, attività scientifica e regolata dall’art. 19 della legge 157 del 1992: articolo che esclude, anche in caso di eccezionali piani di controllo, il ricorso a operatori privati quali i cacciatori – osservano le associazioni – Infatti, nell’ordinanza della Regione Abruzzo tale piano è disciplinato in un punto autonomo e separato. L’illegittimità delle disposizioni di questi provvedimenti regionali è del tutto evidente perché risultano in contrasto con il DPCM in vigore e violano il principio secondo cui le Regioni non possono derogare “in peius” alle disposizioni nazionali poste a tutela della salute pubblica. Il DPCM in vigore è stato emanato sulla base della dichiarazione di uno stato di emergenza nazionale al fine di tutelare il primario interesse della salute pubblica: consentire lo spostamento indebito fuori dal proprio comune di decine di migliaia di cittadini, senza una reale motivazione, per esercitare un’attività ludica, appare una chiara violazione tanto del diritto alla salute quanto nel principio fondamentale di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione.”
Filomena Ricci, delegata Abruzzo del WWF, afferma: “L’Abruzzo, come le poche altre regioni ha aggirato le restrizioni in vigore per fare ennesime concessioni ai cacciatori, dichiarando che vi sarebbe un presunto ‘stato di necessità per conseguire l’equilibrio faunistico-venatorio, limitare i danni alle colture, nonché il potenziale pericolo per la pubblica incolumità’. Affermazioni queste che andrebbero comprovate da dati oggettivi che possano dimostrare sia la reale sussistenza dei rischi asseriti che l’effettiva idoneità dell’attività venatoria a porre rimedio a tale emergenza. Del tutto assurdo poi che i provvedimenti regionali consentano tutte le forme di caccia previste dal calendario venatorio, compresa, per esempio, quella agli uccelli migratori o agli uccelli acquatici: in che modo questi animali determinano pericoli per l’equilibrio faunistico, le colture e la pubblica incolumità?”.
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