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SULMONA – Da un lato chiede al sindaco di riprendersi la delega alle partecipate per consentire lo svolgimento delle indagini giudiziarie in assoluta serenità, tutelando l’ente. E dall’altro invita a una riflessione l’amministratore unico del Cogesa, Vincenzo Margiotta, esortandolo alle dimissioni. E’ la richiesta bipartisan che arriva dal consigliere comunale, Fabio Pingue, sull’inchiesta relativa alle assunzioni Cogesa che la Procura ha avviato, notificando due avvisi di garanzia con l’ipotesi di reato per falso, uno all’assessore comunale Stefano Mariani e l’altro a una dipendente della partecipata. “Il garantismo prima di tutto”- incalza Pingue- “quando sull’amministrazione della cosa pubblica si adombra il sospetto della falsità (presunta,ndr), la più istintiva reazione è quella di aspra condanna, per il solo fatto che tale dubbio si sia insinuato. Le persone coinvolte hanno diritto, invece, al rispetto della presunzione di innocenza, caposaldo imprescindibile dello stato di diritto. Confido che, nell’istruttoria o nelle fasi processuali, tale innocenza sarà definitivamente confermata. Cionondimeno, l’opportunità politica e il buon senso impongono che la comunità sia rassicurata da ogni possibile incertezza in ordine alla corretta amministrazione dell’apparato pubblico”. Da qui la richiesta del consigliere. “Il Sindaco si faccia, dunque, garante della trasparenza e riprenda nelle sue mani le deleghe sulle società partecipate conferite all’assessore Mariani”- riprende Pingue: “quanto accaduto ripropone una vera e propria questione morale sulla contiguità tra la gestione amministrativa e la politica che, almeno nella nostra comunità, non aveva mai raggiunto livelli di commistione tanto elevati. Il limite della contiguità, se valicato, diventa interferenza e compromette irreversibilmente l’immagine di terzietà e trasparenza che l’ente pubblico, nell’interesse della collettività, deve sempre conservare. “Una riflessione, questa, alla quale sono chiamati principalmente oggi Enzo Margiotta e Di Loreto”- conclude Pingue tirando in ballo anche l’amministratore della Saca, società però del tutto estranea all’inchiesta. Secondo il consigliere entrambi “nei rispettivi ruoli, dovrebbero prendere in considerazione l’idea di lanciare un segnale chiaro di presa di distanza da quelle ingerenze che hanno prodotto sospetti e, addirittura, ipotesi di reato, rassegnando le loro dimissioni”.

Andrea D’Aurelio

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