
Costringeva la compagna ad assumere gocce di Rivotril con cadenza giornaliera, picchiandola e denigrandola, impedendole perfino di uscire di casa e instaurare amicizie. Protagonista della vicenda è un 45enne di Sulmona, già noto alle forze dell’ordine, per il quale il giuduce per le udienze preliminari del Tribunale di Sulmona Alessandra De Marco ha disposto il rinvio a giudizio. I fatti, secondo l’accusa, sono avvenuti lo scorso anno, da febbraio a maggio 2024. A fare scattare l’inchiesta era stata la denuncia di parte della compagna di 37 anni, poi ritirata. La donna si era recata nel pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona dove era stato attivato il codice rosso. La vittima, presa in carico, era stata quindi trasferita in una struttura protetta salvo poi ritirare la denuncia e tornare a convivere con il suo compagno padrone. L’inchiesta, aperta dalla Procura della Repubblica dopo le indagini effettuate dalla squadra anticrimine del commissario di polizia, è andata avanti d’ufficio e ha portato il pm a chiedere il giudizio nei confronti del 45enne che già in passato era stato accusato di maltrattamenti in famiglia. Secondo l’imputazione l’uomo avrebbe posto in essere condotte prevaricatrici che si sarebbero manifestate in “pretese di controllo dei movimenti, delle frequentazioni e dei social network, violenze fisiche con pugni e schiaffi; violenze psicologiche, distruzione di oggetti, denigrazioni nonché, con cadenza quasi giornaliera ingiurie e minacce. “Ti uccido, ti rovino, ti sfregio, ti ammazzo di botte e sarai morta prima che arrivi la polizia” avrebbe detto il 45enne in diverse circostanze. Ma non è tutto. Sempre secondo le accuse il 45enne avrebbe preteso di essere accompagnato a comprare sostanza stupefacente, impedendo alla convivente di utilizzare un telefono cellulare, di lavorare e di instaurare amicizie, facendole assumere del Rivotril con cadenza giornaliera. L’imputato, intanto, è stato raggiunto lo scorso 13 settembre dalla misura cautelare del divieto di avvicinamento con obbligo di firma, per aver costretto la vittima a modificare lo stile di vita e aver reiterato le condotte prevaricatrici









