
SULMONA. Un’elezione contro i pregiudizi e le barriere, che segna un’inversione culturale importante e senza precedenti storici. Così Franco Di Rocco, 32 anni, definisce la sua battaglia politica che lo ha portato l’altro giorno a sedersi sullo scranno più alto dell’assise civica sulmonese. Di Rocco è il primo presidente del consiglio rom eletto in Italia. Studente di medicina e istruttore amministrativo in Regione, nella vice presidenza del consiglio, Di Rocco era stato eletto per la prima volta sui banchi del consiglio comunale nel 2016, con l’amministrazione Casini. Nel 2021 era stato eletto per la seconda volta sui banchi della minoranza. Vicino all’area politica civica dell’ex assessore regionale, Andrea Gerosolimo e della moglie Marianna Scoccia, vice presidente del consiglio regionale, dopo nove anni ottiene la presidenza del consiglio. “Primo presidente del consiglio rom in Italia. Quanto è stato faticoso raggiungere tale obiettivo”? Il percorso non è stato semplice. Come appartenente a una minoranza spesso esclusa dal dibattito pubblico, ho dovuto affrontare pregiudizi, ostacoli e sottovalutazioni. Ma credo che la determinazione, il dialogo costante con i cittadini, e la volontà di costruire qualcosa di concreto per la comunità abbiano fatto la differenza. Questo risultato non è solo mio, ma di tutti quelli che hanno creduto in una politica più inclusiva. “In che modo la sua presenza in consiglio può favorire un discorso più aperto tra le istituzioni e le minoranze presenti sul territorio?”. La mia presenza rappresenta un ponte. Non solo tra le istituzioni e la comunità rom, ma tra le istituzioni e tutte le realtà che si sentono ai margini. Credo in una politica che ascolta, che si confronta, che non lascia indietro nessuno. Voglio portare in consiglio comunale le voci che spesso non trovano spazio nei luoghi ufficiali, perché la democrazia è forte solo se è partecipata da tutti. “Pensa che Sulmona possa diventare un esempio per le altre città sul fronte dell’inclusione politica?” Sulmona ha dato un segnale forte: ha scelto di guardare alle persone, alle competenze e all’impegno, non alle etichette. Questo è un messaggio potente, non solo per la comunità rom, ma per tutti quei giovani e quelle donne e uomini che si sentono esclusi dalla politica. Se oggi a Sulmona è possibile, può esserlo anche altrove. L’inclusione non è solo un principio etico, è anche un motore di cambiamento e innovazione. “Il consiglio comunale non è stato compatto sulla sua elezione. Come interpreta tale segnale?” È fisiologico che in politica ci siano opinioni diverse. Non lo vivo come un attacco personale, ma come una sfida a dimostrare con i fatti di essere all’altezza del ruolo. Il mio compito ora è essere il presidente di tutto il consiglio comunale, al di là delle appartenenze o delle resistenze. Cercherò il dialogo con tutti, senza mai rinunciare alla mia responsabilità di guidare l’Aula con equilibrio e rispetto delle regole “Negli ultimi tempi la politica si è fatta più sui social che in Consiglio Comunale. Come riportarla nelle sedi istituzionali?”. Serve riportare il consiglio comunale al centro della vita cittadina, anche comunicando meglio il suo lavoro. Affrontare in Aula i temi veri della città. La politica non deve diventare solo narrazione, deve tornare a essere decisione, confronto e visione