
INTRODACQUA. “Mi rivolgo a tutte le donne: è importante denunciare al primo segnale, al primo schiaffo, perché è fondamentale avere accanto chi porta felicità, altrimenti la vita diventa un inferno.” Sono parole, rilasciante al Centro, che pesano come pietre, quelle pronunciate dalla madre di Ilaria Maiorano, a poche ore dalla conferma dell’ergastolo per Tarik El Ghaddassi, accusato di aver ucciso la moglie nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 2022. Una tragedia che ha spezzato la vita di Ilaria, 41 anni, originaria di Introdacqua, e lasciato una comunità attonita, devastata da un dolore che non ha voce. Il fenomeno dei femminicidi continua a manifestarsi con dati allarmanti in Italia. Nel 2025 sono già 11 le vittime, donne di ogni età e contesto sociale. Ilaria Sula e Sara Campanella, le ultime due vittime giovanissime di femminicidio, uccise da coetanei. Stessa età, 22 anni, universitarie fuorisede. I due assassini hanno confessato. Il corpo di Sula trovato in un trolley. Dinamiche che ricordano quelle di Giulia Cecchettin. Ilaria Sula uccisa a coltellate e poi messa in una valigia, buttata in una scarpata. L’omicidio di Ilaria Maiorano avvenne in ambito domestico, tra le mura che avrebbero dovuto rappresentare rifugio e amore. Invece, come troppo spesso accade, si sono trasformate in prigione e poi in scena del crimine. Le indagini, rapide e serrate, hanno portato alla condanna dell’uomo, riconosciuto colpevole di un femminicidio efferato. La voce della madre di Ilaria si fa ora monito e richiesta: non restare in silenzio, non minimizzare, non aspettare. “Denunciate, anche se fa paura. Denunciate, perché la vita vale. E perché nessun amore giustifica la violenza”- insiste mamma Silvana all’indomani della decisione dei giudici della Corte d’Assise d’Appello di Ancona di confermare l’ergastolo al suo ex genero. “Siamo soddisfatti per la conferma della sentenza di primo grado almeno si è fatta giustizia per mia figlia. A noi purtroppo cambia poco. Il dolore c’è e ci sarà per sempre”- racconta Silvana Salvatore, anche lei originaria di Introdacqua. “Il cuore mi batteva a mille mentre ero in aula. Abbiamo rivissuta una tragedia. Se non lo condannavano all’ergastolo, Ilaria sarebbe stata uccisa per la seconda volta. In tanti processi, sinceramente, non è che viene fatta giustizia”- aggiunge la madre della 41enne con la voce rotta dall’emozione. Lei, con grande coraggio, aveva testimoniato nel corso del processo di primo grado, spiegando che Ilaria andava a trovarla a casa due volte alla settimana, ma guardava sempre l’orologio. Lo genero lo aveva incontrato un paio di volte. “La casa di Ilaria era proibita per noi familiari. Lei ci diceva che teneva molto alla famiglia unita. Ma io le dicevo che è bello stare insieme ma quando una coppia non va d’accordo è meglio che ci lascia”- conclude Silvana, pensando alle sue nipotine, le figlie di Ilaria affidate ore ad una struttura. Rimaste senza padre e senza padre poiché per Tarik è stata sospesa la potestà genitoriale. I fatti si erano consumati a Padiglione di Osimo, nell’abitazione della coppia. Il cadavere di Ilaria era stato trovato senza vita nella camera delle due figlie piccole della coppia. Secondo l’accusa, il marito l’aveva picchiata per tutta la notte. Motivi di gelosia aveva fatto scattare l’ira dell’uomo secondo gli investigatori. Prima la corsa nella camera delle bambine da parte di Ilaria. Poi la furia del compagno, che aveva sfondato la porta per malmenare la donna, massacrandola nonostante la presenza delle figlie.