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Gli esami sono vicini. Arriva la “notte prima degli esami” per i quasi 500 maturandi peligno-sangrini (174 Polo Ovidio, 191 Polo Fermi e 101 Alto Sangro, più gli studenti del Serpieri), che domani mattina, col dizionario sotto il braccio, torneranno sui banchi dopo due settimane (passate troppo in fretta) per affrontare la prima prova scritta di italiano. È una notte unica, che non si ripeterà più. Una notte “di lacrime e preghiere”, sicuramente non di sonni tranquilli e rilassanti. Non importa quanto tempo è passato, quando arriva il periodo degli esami di maturità ognuno anche inconsciamente, pensa a quando è toccata la stessa sorte che oggi capita a coloro che sono sul punto di abbandonare per sempre la scuola superiore. E, se è vero che le note di Venditti sono da sempre bandite – per scaramanzia, per non creare ansie, chissà – nelle settimane antecedenti le prove, non si può evitare di farle risuonare almeno una volta nella testa, per quanto ben caratterizzino le emozioni e le paure dei maturandi dal 1984 a oggi. Tante cose sono cambiate in 40 anni: a rimanere fisse la prima prova di italiano, mai cambiata, e la seconda di indirizzo. La terza prova è ormai un ricordo lontano. Si comincia con il classico tema mentre il 19 giugno sarà la volta della seconda prova, che riguarda le discipline caratterizzanti i singoli percorsi di studio. È previsto, infine, un colloquio, che ha l’obiettivo di accertare il conseguimento del profilo educativo, culturale e professionale delle studentesse e degli studenti. “Gutta cavat lapidem non vi, sed saepe cadendo.” (Una goccia scava la pietra non per la sua forza, ma per il suo continuo cadere.) Un messaggio potente per voi: non è la forza di un singolo momento a fare la differenza, ma la disciplina e la dedizione mantenute nel tempo”- scrive Caterina Fantauzzi, dirigente del Polo Ovidio mentre Cinzia D’Altorio ricorda quanto aveva scritto nel 1979, alla vigilia del suo esame di maturità: “davanti a me domani un foglio bianco da riempire con quello che sono e che sono diventata in cinque anni! Mi sfido: essere me stessa. Scaverò dentro e fuori di me, percorrendo serena la traccia venuta da lontano. La stessa per tutti quelli che come me saranno seduti al banco della prova. Tracce uguali per persone diverse. Venga a galla la mia Unicità. Prepotente. Vera. Sincera. Irripetibile. Riflesso genuino del mio sapere, qualunque sia il suo peso. Affido tutto a te, foglio a righe con il timbro nero in alto a destra”.”𝐒𝐢𝐚𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐧𝐭𝐢: avete dato il meglio di voi, in questi anni, e siamo tutti fierissimi, io ed i vostri docenti. Ora non vi resta che fare tesoro delle vostre significative esperienze culturali e di vita per affrontare questo prossimo appuntamento con tre doti fondamentali, quelle di una famosa canzone di De Gregori e per parafrasarla vi dico: 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐮𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐥𝐨 𝐯𝐞𝐝𝐢 𝐝𝐚𝐥 𝐜𝐨𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨, 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐥𝐭𝐫𝐮𝐢𝐬𝐦𝐨, 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐧𝐭𝐚𝐬𝐢𝐚”. E’ il messaggio di Luigina D’Amico, dirigente del Polo Fermi. L’esame di maturità spaventa tutti da sempre ma poi, nel guardarsi indietro, ci si rende conto di come sia un traguardo che può portare con sé anche ottimi ricordi, di un’età senza pensieri dove tutto è possibile e dove, dopo le prove, tutto è assolutamente ancora possibile. D’altronde Venditti l’aveva detto: “Maturità, t’avessi preso prima”.