Alpe di Siusi or Seiser Alm, mountain path and Sciliar or Schlern mountain in sunrise light. Dolomites Alps, Trentino Alto Adige South Tyrol, Italy, Europe.

C’è un’Italia che vive “in alto”, tra cielo e terra, dove i paesaggi sono memoria e futuro insieme. È l’Italia delle montagne, 4.176 comuni che rappresentano quasi la metà del territorio nazionale, scrigni di biodiversità, cultura e resilienza. Ed è proprio a questa Italia che la nuova Legge 12 settembre 2025, n. 131 — “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane” avrebbe dovuto dare voce e speranza. Invece, secondo Sinistra Italiana – AVS, la norma si rivela un’altra occasione mancata. Il provvedimento introduce il Fondo per lo sviluppo della montagna, con 200 milioni di euro l’anno nel triennio 2025-2027, da destinare a incentivi, agevolazioni e digitalizzazione. Peccato che il Fondo esistesse già dal 2022 e che la nuova legge non aggiunga un solo euro: anzi, lo suddivide tra agevolazioni e Regioni, riducendo le risorse disponibili. “Avevamo chiesto un incremento dei fondi – spiegano i rappresentanti di Sinistra Italiana – ma il Governo ha ignorato tutte le sollecitazioni di associazioni, enti locali e dell’UNCEM”. Un errore grave, perché le aree montane stanno vivendo un momento cruciale: dopo anni di spopolamento, i dati segnalano un saldo migratorio positivo di 100 mila persone. Un segno di speranza che avrebbe meritato risposte concrete. Invece, la legge ignora le vere urgenze del nostro tempo. Nulla viene detto sul cambiamento climatico, che nelle aree montane mostra già i suoi effetti più drammatici: scioglimento dei ghiacciai, riduzione della neve, dissesto idrogeologico. Nessuna misura di adattamento, nessun piano per la gestione delle acque o per la prevenzione dei rischi naturali. “È il segno – denunciano Giustizieri e Cerasoli – di un negazionismo climatico istituzionale che non vuole vedere le montagne come prime vittime della crisi ambientale”. La legge dimentica anche la partecipazione delle comunità locali, lasciando le amministrazioni senza strumenti di coordinamento dopo la scomparsa delle Province. A denunciarlo è stata la stessa CIPRA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi), che ha sottolineato la totale assenza di dialogo con chi vive e amministra le terre alte. Preoccupano inoltre gli articoli che modificano le norme sulla caccia e sulla gestione della fauna selvatica. Con l’abrogazione del divieto di caccia lungo i valichi montani, tornano a essere a rischio milioni di uccelli migratori che attraversano gli Appennini e le Alpi. E l’articolo 13, che introduce piani di abbattimento dei lupi, riapre un fronte pericoloso, ignorando il ruolo ecologico di questi predatori nel contenimento della fauna selvatica e il fatto che molti piani regionali siano privi di base scientifica. Non meno grave è la scelta di affidare ai privati i servizi educativi per l’infanzia nei comuni montani, come previsto dall’articolo 8. “Ancora una volta – osserva Sinistra Italiana – si rinuncia al ruolo del pubblico, lasciando che la sopravvivenza dei servizi dipenda dal mercato e non dal diritto”. Per Fabrizio Giustizieri, segretario provinciale di Sinistra Italiana – AVS, e Francesco Cerasoli, membro della segreteria provinciale, “la montagna non è un oggetto da amministrare né una vetrina turistica da esibire. È un luogo vivo, dove il futuro del Paese si misura nella capacità di trattenere le persone e valorizzare i saperi locali”. “Serve una visione che unisca comunità, ambiente ed economia sostenibile — aggiungono — non una legge che frammenta, privatizza e ignora la crisi climatica. Noi siamo al fianco delle cittadine e dei cittadini delle aree montane abruzzesi per costruire insieme proposte concrete, contro quella che rischia di diventare una vera eutanasia programmata delle aree interne.” E ricordano le parole di Paolo Cognetti: “La montagna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura.”









