

Si usciva presto la mattina, dopo il primo caffè, andando incontro a Biacill, Peppe Muriell, Mimmo Orsini e i tanti “saggi” della confraternita. Tutti insieme verso la Chiesa di Santa Maria della Tomba per dare manforte agli ultimi preparativi e instradare i più giovani. Da piazza Plebiscito a piazza Garibaldi il percorso è breve. Si entra nella chiesa di San Filippo Neri, chiusa a doppia mandata dalle prime ore del mattino, dall’entrata secondaria. Chi corre attende e fa i conti con l’ansia da “prestazione” mentre i custodi dei segreti lauretani ripetono, in disparte, l’allestimento della Vergine. Don Aladino dava la benedizione e dopo il padre nostro si completava la vestizione, pronti per attendere l’ultima bussata, quella che apre le porte. L’ansia sale. Si apre il portone tra il brusio della folla. Otto scalini da scendere che sembrano cinquecentomila. Meglio non pensarci. L’emozione si stabilizza in via Margherita per qualche metro. Poi risale quando si calca il plateatico della piazza. Ci siamo quasi ma la guida scandisce il passo e richiama attenzione e prudenza. Ma quando manca al fontanone? Lo sguardo fissa l’acquedotto medievale ma i panni sono ancora quelli del lutto. Ecco arrivati al centro della piazza. Arriva il “via” che diventa una liberazione, la scarica di un’adrenalina che cova da una settimana. La corsa è riuscita tra gli applausi e l’Alleluia di Hendel accompagna gli abbracci. Facciamo un respiro di sollievo. Ora tutti a Santa Chiara per cambiare la base e la foto di rito. I racconti della Pasqua del lauretano arrivano da mio padre Nicola che per tre volte ha avuto l’onore e l’onere di portare la Vergine incontro al Cristo. Non un giorno qualsiasi per chi trasmette valori, impregnati nel dna. La Pasqua sgorga da dentro e quest’anno il “rumore” degli spari è da trovare proprio nella forza delle tradizioni che non possono essere silenziate perché riescono a ricostruire una comunità spesso divisa. Se in migliaia ci si ritrova dietro le transenne, la Pasqua non sarà in sordina. Che sia serena e di rinascita per tutti. Andrea D’Aurelio