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L’AQUILA – “La transumanza di oggi…quando uno pensa alla transumanza, gli vengono in mente le pecore o le vacche che vanno da una regione all’altra, dalla montagna verso il mare e viceversa, o magari medita sui ricordi di scuola, quando le maestre facevano fare la prosa sulla poesia di Gabriele D’Annunzio. Invece oggi è cambiato tutto. Le pecore e le vacche ne sono rimaste pochissime, il raccolto in azienda è sufficiente a svernare e gli allevatori si possono contare sulle dita di una mano. Però esiste ancora la transumanza, una pratica che non si estingue, è cambiato solo il mezzo di trasporto, tutto online, e a muoversi non sono gli armenti, ma i titoli Agea, i quali scorrono numerosi dentro le linee wireless”.

La durissima denuncia è di Dino Rossi, referente dell’associazione di allevatori del Cospa, riaccendendo i riflettori sull’invasione anche in Abruzzo di imprese di altre regioni che fanno incetta di pascoli, vantando per legge il diritto ad ottenere ricchi contributi ad ettaro in base al pregio delle colture o allevamenti posseduti altrove, garantiti dall’Agenzia generale delle erogazioni agricole (Agea). Senza nemmeno l’obbligo di fare vera produzione di carni latte e formaggi contribuendo così alla crescita dell’economia montana.

Spesso vengono fatti pascolare animali vecchi e malati, o che hanno un basso costo di mantenimento, come gli asini. Negli aspetti più deleteri del fenomeno si è parlato di vera e propria “mafia dei pascoli”, in quanto ad essere interessata a questo lucroso business è ovviamente anche la criminalità organizzata, e alla luce di intimidazioni, minacce, azioni di disturbo contro gli allevatori locali, per garantirsi che non vi siano competitor nell’accaparramento dei pascoli.
Dino Rossi è stato vittima di due episodi inquietanti, due roghi di origine dolosa che hanno gravemente danneggiato macchinari e strutture dell’azienda agricola Dal ContaDino, di cui è titolare. Il 7 marzo scorso il fuoco ha avvolto una ruspa con pala e braccio escavatore, e il forte calore ha fatto esplodere i vetri della rimessa. Ancor prima, il 24 gennaio scorso, le fiamme avevano distrutto una rotopressa utilizzata per comprimere il fieno del valore di oltre 15mila euro.

C’è stata poi la tragica morte di Emiliano Palmeri, l’allevatore 28enne originario di Ofena e residente a Castel del Monte, in provincia dell’Aquila, trovato impiccato ad un albero il 16 maggio vicino la casa dei genitori, ad Ofena, e che la notte tra il 19 e il 20 aprile scorsi era stato ritrovato in un uliveto di sua proprietà con una profonda ferita alla testa causata da una pistola di quelle utilizzate nei mattatoi per stordire o finire i capi di bestiame prima della macellazione. Durante il ricovero in ospedale sono stati avvelenati due suoi cavalli. E dunque se l’ipotesi resta quella del gesto volontario, si indaga a 360 gradi su possibili regolamenti di conti sulla vendita di cavalli e sulle oscuri interessi sui pascoli abruzzesi.

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