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SULMONA – Si faceva riconoscere i benefici della legge 104 per accudire il padre malato ma, nei giorni in cui otteneva il permesso, svolgeva lavori in nero. Per la truffa ai danni dello Stato e la falsità ideologica commessa in atti pubblici, un 67 enne del posto, S.R.R., è stato condannato alla pena di due anni e mezzo di reclusione dal giudice del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio. A smascherare il “furbetto della 104” era stata la Guardia di Finanza di Sulmona che, nel corso di una mirata indagine, aveva accertato che il collaboratore scolastico, nei giorni in cui si assentava dal posto di lavoro per i benefici della legge, svolgeva lavori edili in nero presso abitazioni private invece di prestare assistenza al padre. Una vera e propria truffa secondo Procura, Finanza e giudice Pinacchio. L’avvocato difensore, Franco Zurlo, ha tentato di far cadere l’accusa delle false attestazioni nell’apposito registro poiché le stesse venivano annotate dal preside dell’istituto. Registro che, come ricordato, non è stato prodotto nel corso del processo. Tuttavia il castello delle accuse è rimasto solido. Da qui la condanna a due anni e mezzo di reclusione e al pagamento delle spese processuali

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