SULMONA – Per un “vizio di forma” ottiene l’indennità di accompagnamento ma non la pensione che aveva chiesto poiché, sulla carta, non risulta inabile al cento per cento. La curiosa ed emblematica vicenda vede protagonista una donna sulmonese che ha dovuto affrontare ben due battaglie legali prima di vedersi riconosciuto un suo diritto. Incredibile ma vero. A causa delle sue patologie aveva richiesto all’inps di essere dichiarata totalmente inabile con assistenza continua per ottenere pensione ed indennità di accompagnamento. Di fronte al diniego la donna è stata costretta a ricorrere al Tribunale ottenendo, con decreto di omologa del giudice, solo l’indennità di accompagnamento. Il perito nella sua relazione aveva evidenziato che la ricorrente è totalmente inabile “con necessità di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita” ma non aveva specificato inabile al cento per cento. Una dicitura che per Inps e Asl doveva essere indicata. Una vera e propria contraddizione in termini perché l’indennità di accompagnamento viene riconosciuta agli inabili al cento per cento. La donna a quel punto, per il tramite dell’avvocato Catia Puglielli, ha presentato prima un ricorso interno all’Inps senza alcun riscontro positivo e poi è stata costretta a intentare un nuovo procedimento davanti al Tribunale civile per ottenere quanto richiesto dall’inizio. Un assurdo “calvario” tra legge e burocrazia. Perché, nella maggior parte dei casi, ciò che più è scontato è al contempo difficile da dimostrare. Ma l’utenza debole e fragile non può certamente scontare le conseguenze di un mero “vizio di forma”.
Andrea D’Aurelio