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SULMONA. Si parlava di rivitalizzare le piazze con eventi e non più con i tamponi, di riportare dignità e legalità nella politica, di ridare a Sulmona un ruolo nevralgico. C’era la politica, in città, tre anni fa: travolti da una campagna elettorale vivace e a tratti dura, con la coalizione Liberamente Sulmona che cominciava a sentire il vento gonfiare le vele, l’impresa di battere i civici possibile. Una campagna fuori stagione e le piazze ancora calde. Poi le liti e la lenta agonia della guerra tra bande, veti e vendette. Oggi, quella politica, non c’è più. La fine dell’anno ha segnato anche l’epilogo di un’esperienza amministrativa che ha dovuto fare i conti, fin da subito, con rivendicazioni personali. Non un cambio di passo rispetto al passato o almeno non così viene percepito se si pensa che ieri la notizia della morte del partigiano eroe ha superato le dimissioni in blocco e lo scioglimento del consiglio comunale. E’ una realtà con cui bisogna fare i conti, prima o poi, quella dell’assenza di una politica che aggrega e coinvolge. I social non si sono scatenati più di tanto dopo notizie e dirette, aggiornate come al solito in tempo reale. L’uomo di strada non si è scomposto né ha interrotto i preparativi per il capodanno. Un sindaco che cade e un’amministrazione che va a casa come se fosse roba di tutti i giorni. Quanto basta per ricominciare da zero, dal primo gennaio, per costruire una classe dirigente non solo all’altezza delle sfide e delle situazioni ma anche in grado di lasciare il segno. Tra il dire e il fare e in mezzo un mare di problemi da risolvere. Come di questi giorni tre anni fa.

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