
Il futuro di Stellantis mette a rischio anche lo stabilimento peligno per la simbiosi tra Marelli e ed Sevele di Atessa. Lo affermano le organizzazioni sindacali che rilanciano allarme. “Le inequivocabili e pesantissime dichiarazioni rese nei giorni scorsi da JeanPhilippe Imparato, responsabile Europa di Stellantis, riguardo allo stabilimento ex
Sevel di Atessa “Ogni punto che non faccio mi costa 50 milioni. Il rischio massimo
che ho è di 2 miliardi e mezzo fra 2-3 anni. Questo lo pago una volta, la seconda
volta chiudo Atessa“, tenuto conto della “simbiosi” dello stabilimento Marelli di
Sulmona proprio con lo stabilimento ex Sevel di Atessa (dichiarazione dei vertici di
Marelli), pesano come un macigno anche sul territorio peligno.
Non manca occasione (tavolo sindacale o tavolo istituzionale che sia) in cui Marelli
non dichiari forti criticità per lo stabilimento di Sulmona attribuendone la causa alle
scelte strategiche di Stellantis, l’ultima volta è accaduto in occasione dell’incontro del
19 giugno 20025 presso il MIMIT, prima delle ultime dichiarazioni di Imparato.
Stretti tra una procedura di ristrutturazione del debito (Chapter 11) aperta da
Marelli Holding nello stato americano del Delaware, noto paradiso fiscale, e le scelte
di Stellantis sull’unico cliente dello stabilimento Marelli di Sulmona, ossia ex Sevel
di Atessa, per il quale Imparato ha evocato un futuro fosco se entro fine anno non
interverranno azioni da parte del Governo italiano e della Commissione europea,
quali sono le prospettive per il sito Marelli di Sulmona per il quale peraltro è
imminente la scadenza degli ammortizzatori sociali con la conseguente necessità di
attivare quelli in deroga?”- si chiedono i sindacati
E che ne è delle richieste avanzate ai vertici di Marelli sia dal Sindacato che dalla
Assessora Tiziana Magnacca di riportare all’interno dello stabilimento di Sulmona
le produzioni, tra cui anche quelle dei particolari (dischi, fusi, mozzi, bracci in
ghisa…) destinati sempre alla ex Sevel e che Marelli acquista dall’esterno invece che
produrli a Sulmona?
La vertenza della Marelli di Sulmona si inserisce in quella gigantesca dell’intero
comparto automotive, che deve diventare una priorità nazionale e vedere il
coinvolgimento diretto di Palazzo Chigi.