SULMONA – Un anno da quella protesta storica e undici anni dalla chiusura del plesso scolastico. Fra le tante questioni in sospeso da riprendere al termine dell’emergenza Coronavirus c’è anche quella del Liceo Classico Ovidio di piazza XX Settembre che ieri, zitto zitto, ha celebrato il suo anniversario. Non è sicuramente la priorità del momento in un tempo dove la didattica si fa a distanza e le scuole sono chiuse. Ma undici anni cominciano ad essere troppi e a configurare un amaro guinnes dei primati. Doveva essere l’obiettivo da centrare a stretto giro. E niente. Si sta aspettando ancora il parere formale della Soprintendenza, con il piano b chiuso nel cassetto ( il ritorno al vecchio progetto), con il tempo che continua a passare. Il virus ha messo tutto in standby ma ieri quella data non è passata inosservata. Ci ha pensato il sulmonese Francesco Balassone, tra i rappresentati della protesta dello scorso anno, a rinfrescare la memoria alle istituzioni. “Oggi ad un anno (che sembra una vita) la situazione è, nonostante quei passi avanti immediatamente successivi a quel triste decennale ed alla manifestazione studentesca, pressapoco la stessa”- scrive l’ex liceale- “mi permetto di fare una riflessione. La quasi totalità della classe politica e dirigente sulmonese dal 2009 ha ritenuto come secondaria la questione piazza XX pensando che la nostra città si potesse permettere il lusso di non avere una scuola nel suo centro storico (valutazione certamente errata). Ciò che dico ora è questo: alla luce della pandemia che stiamo vivendo e dell’imminente e drammatica crisi economica che ci aspetta, davvero questo è un lusso che potremo ancora permetterci? O forse la questione del Liceo Classico da fondamentale potrebbe esser diventata vitale?”- si chiede il giovane. Insomma alla fine dell’emergenza bisognerà sbrogliare la matassa. Perché undici anni sono abbastanza.
Andrea D’Aurelio
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