L’Osservatorio Regionale sulla Salute mentale, che si è costituito lo scorso anno, il 10 ottobre 2019, sabato scorso, nell’ambito della Giornata Mondiale della Salute Mentale, ha voluto lanciare una vera e propria campagna di mobilitazione che possa servire ad ottenere risposte dalla Regione.
La Siep (Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica) ha condotto studi per ogni regione ed emerge che in Abruzzo è sempre più grave la situazione dei malati poiché la regione presenta molteplici criticità nella dotazione di strutture territoriali, nella dotazione del personale, nella quantità di prestazione per utente. E’ scarsa l’attenzione alla continuità assistenziale. Di conseguenza aumentano i TSO.
“Una Regione civile non può permettersi questa situazione. Ben prima che la regionalizzazione della Sanità fosse sancita dalla riforma costituzionale del 2001 la Legge 180 e la 833 assegnavano alle Regioni il compito e la responsabilità di programmare sistemi di cura per la salute mentale che rispondessero ai principi della de istituzionalizzazione e della territorializzazione dell’assistenza”, è quanto si legge nella nota dell’Osservatorio. Per questo, lo stesso chiede alla Regione che venga devoluto il 5% del risorse del Fondo sanitario regionale alla Salute mentale e che vengano prioritariamente dedicate ai servizi territoriali: borse lavoro, assistenza sanitaria integrata da quella sociale a domicilio. Inoltre chiede soluzioni abitative appropriate, Centri Diurni pubblici, attività integrative del Terzo settore. Insomma, occorre cominciare ad impegnarsi per tutte le persone che si trovano a gestire una malattia mentale e a coloro che, in qualità di famigliari e operatori sanitari e sociali, si occupano di persone la cui vita è contrassegnata, spesso in modo importante, dalla presenza di un disturbo mentale grave che rende invalidi per tutta la vita.
“Le malattie della mente come tutte le altre malattie, non devono ledere la dignità delle persone che ne sono colpite né costituire un elemento di esclusione dall’ambiente in cui vivono, la casa, il quartiere, il luogo di lavoro”, si legge nella nota. “Per ogni persona presa in carico da un Centro di Salute Mentale deve essere definito un budget di salute finalizzato ad attuare il Piano Terapeutico Individuale (P.T.I.). – continua la nota – Gli utenti e le loro famiglie devono essere considerati interlocutori attivi e partners del trattamento. In particolare i famigliari vanno attivamente coinvolti nel progetto riabilitativo fornendo ad essi supporto ed educazione”.
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