
Una giornata difficile, una mattina segnata da due episodi che ricordano quanto la montagna, con tutta la sua bellezza, possa anche diventare improvvisamente ostile e imprevedibile. Giovedì 31 luglio si è aperto con una tragedia sulla Maiella, nei pressi del Rifugio Manzini, sul versante di Fara San Martino. Un uomo di 65 anni, originario di Salle, ha accusato un malore improvviso mentre era in cammino verso la Cima dei Tre Portoni con un gruppo di amici. L’allarme è stato lanciato immediatamente, e sul posto è arrivato l’elisoccorso con a bordo un medico e un tecnico del Soccorso Alpino (CNSAS Abruzzo). Purtroppo, per l’escursionista non c’era già più nulla da fare: è deceduto sul posto. La salma è stata trasportata alla camera mortuaria dell’ospedale di Chieti.
Poco dopo, un altro intervento urgente si è reso necessario, questa volta sul Gran Sasso, lungo la parete sud-est del Corno Grande, sulla via dello Spigolo sud-sud est. Un alpinista di 30 anni, originario dell’Aquila, è precipitato per circa cinque metri, finendo su un terrazzino nel punto più tecnico della via. Ferito agli arti inferiori e impossibilitato a muoversi, è stato raggiunto grazie a una complessa manovra di verricello prima che la nebbia compromettesse la visibilità. Anche in questo caso sono stati fondamentali i compagni di cordata, che hanno dato l’allarme con tempestività. Il giovane è stato stabilizzato sul posto e trasportato all’ospedale dell’Aquila per accertamenti. Due interventi a poche ore di distanza, che dimostrano ancora una volta il valore e la prontezza del Soccorso Alpino e del 118, ma che ci ricordano anche la fragilità della vita, anche per gli appassionati più esperti. La montagna affascina, ispira, ma non perdona leggerezze. Ogni passo richiede consapevolezza, preparazione e rispetto. E ogni intervento dei soccorritori è un gesto silenzioso e prezioso, che spesso fa la differenza tra la vita e la morte.









