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SULMONA – Il lungo elenco di disfunzioni e  patologie avrebbe convito chiunque. Dall’artrosi dell’anca alle apnee notturne, passando per un ritardo infantile dalla nascita, disabilità intellettiva grave, perdita parziale del senso dell’udito e ipertensione arteriosa.  Eppure, un sulmonese di mezza età, ha dovuto affrontare una lunga battaglia legale per vedersi riconosciuta l’indennità di accompagnamento, che aveva chiesto per il tramite del suo legate, Catia Puglielli, e della sua consorte che gli presta assistenza continua. Il riconoscimento dell’indennità è avvenuto l’altro giorno con sentenza del Tribunale di Sulmona. L’avvocato Puglielli aveva impugnato il verbale della commissione Inps che, il 7 agosto 2019, ha riconosciuto l’uomo invalido con riduzione permanente della capacità lavorativa del 75 per cento. Secondo l’Inps però il ricorrente non aveva bisogno di una assistenza continua. Incredibile ma vero. A questa conclusione era arrivato anche il primo perito incaricato dal Tribunale. Il secondo esame peritale, disposto dal giudice dopo l’opposizione del sulmonese, ha presentato un quadro decisamente più chiaro che ha portato il Tribunale a riconoscere l’indennità di accompagnamento e la necessità della continua assistenza. Ma che si debba arrivare a tanto, a intraprendere cioè una lunga azione legale, fa riflettere. “Assistere durante il lockdown un disabile in queste condizioni per trattenerlo in casa al fine di evitare il rischio che potesse ammalarsi non è stato per niente facile”- si sfoga la moglie caregiver- “così ho deciso di chiedere aiuto allo Stato e dopo aver fatto le visite alla Asl, ho presentato la domanda di invalidità per ottenere l’accompagnamento che però mi è stata respinta. Da molte parti mi è stato detto lascia stare. Così non sapendo cosa fare mi sono rivolta avvocato Catia Puglielli che immediatamente mi ha aiutata. Non ho trovato solo un avvocato ma ho trovato una persona disposta ad ascoltarmi senza nessuna fretta. Mi sono sentita a casa. Anche in tribunale ci sono stati dei problemi ma lei ha combattuto come se disabile fosse un suo parente  e alla fine siamo riusciti ad ottenere l’indennità di accompagnamento. È vero che ognuno fa il suo lavoro ma la gentilezza, il sorriso, la cortesia, soprattutto oggi sono qualità rare”. Come a dire che superficialità e inumanità talvolta vanno a braccetto. Anzi molto spesso. Ma c’è sempre una via che si apre dove sembra non ci sia.

Andrea D’Aurelio

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