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SULMONA – La dedica alla pace con i ramoscelli di ulivo portati dalle consorelle, il monito del vescovo Fusco contro la guerra, il malore per un cantore del Misere e le lacrime nascoste dietro le mascherine. E’ da consegnare agli annali l’edizione 2022 della Processione del Venerdì Santo, la 195 esima organizzata dall’Arciconfraternita della Santissima Trinità, da quando la stessa ha preso in consegna la gestione del corteo dalla Congrega dei Nobili. Era il 13 aprile 1827. Corsi e ricorsi storici. Il corteo processionale è tornato a percorrere ieri sera le strade e i quartieri della città, fatta eccezione dei vicoli per evitare ammassamenti e assembramenti, visto l’immancabile bagno di folla. “Il fratello va contro il fratello. La guerra è il contrario della fraternità”- ha detto il vescovo, Michele Fusco, nel corso della sua riflessione che ha chiuso la secolare processione che ha preso le mosse dalla Chiesa trinitaria alle 20.08 e lì è rientrata alle 23.38. Oltre tre ore di lacrime, preghiere, canti e fuori programma. E’ il caso di un cantore trinitario che è stato colto da malore e prontamente soccorso. Per lo stesso non si sono rese necessarie le cure ospedaliere. Una processione che ha dovuto fare i conti con le misure di sicurezza e anti contagio e sembra aver superato l’esame, nonostante la minaccia del virus che alla vigilia della processione aveva intonato il Miserere. Il focolaio in realtà si è spento sul nascere poiché dei 6 coristi positivi al test antigenico, ben tre di loro sono risultati negativi al molecolare di verifica, svolto a titolo prudenziale. Nessuno scivolone dunque né gesto di imprudenza. “Il referto del test molecolare è arrivato nel pomeriggio. Per cui nessun cantore ha preso parte al corteo processionale con l’infezione in corso”- afferma il maestro, Alessandro Sabatini. Circostanza confermata dal direttivo dell’arcisodalizio trinitario che aveva fatto svolgere i molecolari ai sei cantori risultati positivi all’antigenico. Delle due l’una: o si è trattato di una negativizzazione lampo o il test rapido aveva dato un esito dubbio o falso. La seconda ipotesi appare più credibile vista la diagnosi dei 4 tamponi dubbi, pressocchè impossibile per chi, dopo due anni, mastica un po’ della gestione della pandemia. Se è vero che il referto del test antigenico viene captato dalla piattaforma Asl di riferimento e appare nel report del giorno dopo ( altro aspetto che anche agli addetti ai lavori resta ancora sconosciuto), altrettanto avviene per il referto del molecolare che, in caso di esito negativo, chiude automaticamente l’isolamento, nonostante i sette giorni di quarantena necessari per i pazienti Covid che contraggono l’infezione. In sostanza nessun cantore è andato in processione, sapendosi positivo. E’ un po’ come la storia del ricovero in rianimazione di qualche giorno fa che risulta tuttora formalmente ma, nei fatti, non è da ascrivere al Covid.

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