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SULMONA – Erano capitati nel posto sbagliato e nel momento sbagliato due giovani sulmonesi, lei F.M. e lui S.P., finiti sotto processo con le accuse a vario titolo di oltraggio a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e rifiuto di declinare le proprie generalità, al termine della maxi e brutale aggressione che si consumò sul plateatico dell’Annunziata ai danni di un altro giovane. Per entrambi ieri è arrivata la sentenza di assoluzione e di proscioglimento da parte del giudice monocratico del Tribunale di Sulmona. Ma veniamo ai fatti. Era il 20 settembre 2016 quando, nel corso di una mega aggressione nei pressi del complesso monumentale dell’Annunziata che ha coinvolto numerose persone, i due erano seduti al bar e hanno assistito alla lite furibonda che è iniziata in vico dell’ospedale per poi finire in uno dei locali della zona. Nella rissa-aggressione gli imputati non erano coinvolti ma si trovano semplicemente, come detto, nel posto sbagliato. Entrambi si prodigarono, soprattutto il giovane imputato, a soccorrere la persona ferita che aveva il cranio pieno di sangue dopo le botte e la violenza inaudita. All’arrivo della Volante della Polizia si scaldarono gli animi. Dall’applauso generale dei sulmonesi seduti sulle scale dell’Annunziata, rivolto proprio agli agenti del Commissariato rei di essere intervenuti in ritardo, alla complessa attività di identificazione e ricostruzione dell’episodio. I due imputati, secondo l’accusa, avrebbero ostacolato l’attività degli inquirenti per gli accertamenti del caso apostrofandoli anche con frasi poco eleganti del tipo “quanto siete belli ora vi scatto una foto” a “poliziotti di m…. toglietevi questa divisa”. In più non avrebbero fornito i documenti, accusa quest’ultima andata in prescrizione ma legata alle contingenze del momento. Avendo soccorso il ferito entrambi avevano le mani sporche di sangue. Nel corso del processo è emerso che l’identificazione della vittima è avvenuta in ospedale e che i due imputati non hanno di fatto interrotto l’attività della Polizia. Come pure quegli epiteti pronunciati sarebbero da ricondurre al momento di tensione e al circuito emotivo che ne deriva tant’è che entrambi hanno inoltrato una lettera di scuse al Commissariato, rimarcando che l’intenzione non era quella di offendere la reputazione dei poliziotti operanti. Da qui la sentenza di proscioglimento per il reato di oltraggio che si estingue con le scuse e di assoluzione per l’accusa di interruzione di pubblico servizio. “Una giustizia giusta nel vero senso della parola, attenta in questo caso anche alla persona”- ha commentato l’avvocato Serafino Speranza che ha difeso il giovane imputato mentre la donna è stata difesa da Stefano Michelangelo.

Andrea D’Aurelio

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