
Disoccupati entrambi sulla carta, facevano la bella vita, investendo nel gioco on line i proventi di spaccio, acquistando auto e beni e servendosi di piccoli e grandi spacciatori. Sono le accuse contestate a madre e figlio di 52 e 25 anni, residenti a Pettorano sul Gizio, finiti sotto la lente della giustizia per il traffico di droga. L’inchiesta potrebbe allargarsi a quanti sapevano dei loro movimenti e, nell’ultimo anno e mezzo, hanno collaborato fattivamente con i due. Le cessioni di sostanza stupefacente documentate dai carabinieri della compagnia di Castel di Sangro, che tenevano entrambi sotto controllo con le intercettazioni, sono ben 640 di cui 23 solo tra febbraio e marzo. Una centrale dello spaccio che i militari hanno voluto portare alla luce tramite un’attività di pedinamenti e intercettazioni. Tutto era partito da un 32enne, dipendente di un bar di Roccaraso, che spesso si recava nell’abitazione di madre e figlio a Pettorano sul Gizio. Da lì, man mano, si è scoperta una rete di spaccio che aveva coinvolto un 46enne, fermato con un etto di cocaina sulla statale e un 22enne di Pratola Peligna, bloccato con tre etti di coca sul monopattino. Sostanza che doveva finire nelle mani della 52enne e del 25enne che, di volta in volta, investivano i proventi dello spaccio nei conti giochi. In un anno e mezzo il giro d’affari tra gioco on line, conti correnti, vetture e altri beni ha toccato la soglia di 200 mila euro, stando a quanto ricostruito dai carabinieri. Soldi in gran parte spesi o persi nel gioco. Intanto la Procura ha sequestrato tutti i conti con un decreto di urgenza e il rischio di ulteriori provvedimenti rimane alto. Il sentore che le forze dell’ordine stavano mettendo le mani sul “tesoro” di madre e figlio di era visto lo scorso 30 settembre quando i militari avevano sequestrato la somma in contanti di 1500 euro e un taccuino con almeno una cinquantina di nomi. Per gli indagati era la lista della carne, mentre per gli investigatori si tratta della mappa dello spaccio. Anche il gip del Tribunale di Sulmona è d’accordo con gli inquirenti tanto che, nei giorni scorsi, era stata rigettata la richiesta di dissequestro di contanti e taccuino. Poi il maxi sequestro di ieri frutto, scrive la Procura, “di una gestione illecita, essendo emersa in più occasioni, una fluidità di condivisione di interessi, con supporti di vario tipo nella risoluzione delle varie problematiche come approvigionamento e occultamento dello stupefacente”. Altri nove sono finiti nel mirino della Procura per aver collaborato con madre e figlio. La chiusura del cerchio delle indagini è attesa a breve









