banner
banner

Un agosto da incubo quello che gli aquilani stanno vivendo a causa degli incendi che stanno ancora oggi devastando i boschi che contornano la città. Gli incendi stanno distruggendo l’habitat naturale con la morte di anche diecimila uccelli per ettaro di terreno bruciato, duecento mammiferi e cinque milioni di insetti.

Numeri spaventosi stimati dall’ENPA. Vittime dei roghi sarebbero soprattutto gli animali che non hanno rapidità di movimento come roditori, ricci e rettili. A rischio anche le api, una specie sempre più vicina all’estinzione che conta più di cinquanta milioni di casi di morte per asfissia nelle fiamme.  Anche gli animali che sono riusciti a sopravvivere a avranno comunque gravi problemi a riadattarsi a un ecosistema diverso dall’originario. Gli insetti subiscono danni rilevanti in conseguenza alla perdita di orientamento, inoltre, la siccità prolungata che ne deriva, dà vita allo sviluppo di forme vegetali di parassiti infestanti che intaccano l’ecosistema già duramente provato. É la microfauna, di cui nessuno si accorge, a essere completamente distrutta. Cosi come sottolinea Legambiente che gli incendi boschivi causano danni che durano anche più di cento anni prima di ripristinare la condizione di ricchezza in biodiversità (una volta bruciato un bosco e perse le specie endemiche presenti, come in queste ore nel Gran Sasso per la ginestra aquilana), sempre che vengano attivati interventi per facilitare la ripresa degli habitat naturali.

Le montagne dell’Aquila, tenute costantemente sotto controllo, sono diventate una carbonaia pronta a riprendere fuoco da un momento all’altro. Il sottosuolo non ha avuto modo di sfogare e quindi ha permesso alla brace di allargarsi nei punti più disparati. Andandoci sopra si sente proprio il terreno caldissimo, le scarpe si sciolgono. Questo perché una grossa quantità di acqua ha tenuto covante l’effetto emergente del calore. La differenza la si nota in modo opposto sul versante opposto, cioè nello stesso Monte Pettino, sul lato che  da Nord va verso Collebrincioni”.

Lascia un commento