SULMONA – “Ti scanno come un cane†e “ti taglio la testa come un maialeâ€. Sono alcuni contenuti delle minacce di morte e delle offese pesanti,  poste in essere sulla messaggistica di whatsapp  da S.M., macedone di 41 anni residente a Corfinio e domiciliato a Pratola Peligna, nei confronti della sua quasi ex moglie, visto che i due all’epoca dei fatti si stavano separando. Quei messaggi minatori, otto in tutto inoltrati dal dicembre 2017 al maggio 2018, hanno configurato la penale responsabilità del 41 enne, condannato oggi dal giudice del Tribunale di Sulmona Francesca Pinacchio per atti persecutori nei confronti del coniuge, alla pena di un anno e due mesi di reclusione ( sospesa), al pagamento delle spese processuali e delle spese di costituzione in giudizio, al risarcimento della ormai ex moglie da liquidarsi in sede civile più una provvisionale di 2500 euro. Tutto è cominciato quando la donna ha deciso di mollare il marito per il suo vizio del gioco d’azzardo che stava provocando danni patrimoniali. “Da circa tre anni, purtroppo, mio marito si è avvicinato al gioco delle macchinette, iniziando a rimanere fuori casa per ore, sperperando tutto lo stipendio, non fornendo assistenzaâ€- aveva dichiarato la malcapitata nel marzo 2018 ai Carabinieri. Da lì la serie di messaggi che hanno configurato una minaccia a mezzo telefonico, tanto da costringere la giovane a modificare le proprie abitudini, allontanandosi con i figli dalla propria dimora. Quei messaggi non erano altro che un effetto della dipendenza del 41 enne, come ha cercato di spiegare la difesa davanti al giudice, ridimensionando il castello accusatorio. La tesi difensiva non è bastata ad evitare una condanna a un anno e due mesi di reclusione. Il Tribunale ha ritenuto più grave l’accusa di atti persecutori rispetto alla violazione degli obblighi di assistenza familiare, imputazione che pure è stata contestata nel corso del processo.
Andrea D’Aurelio
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