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SULMONA – Non era una molestia ma una legittima rivendicazione. Così il giudice monocratico del Tribunale di Sulmona ha assolto ieri S.T., 55 enne di Raiano, dal reato a lui ascritto, per insufficienza delle risultanze probatorie, ovvero perché il fatto non sussiste. La Procura gli aveva contestato molestie abituali nei confronti della compagna del padre, segretaria di un mobilificio, che sarebbero state perpetrate dall’agosto 2016 al giugno 2017. In particolare, stando al capo d’imputazione, per petulanza o per altri biasimevoli motivi, l’uomo avrebbe arrecato molestie nei riguardi della donna tramite utenza cellulare, attraverso continui e insistenti sms, sollecitando interventi della Guardia di Finanza, ipotizzando a suo carico, minacciando l’esecuzione di pignoramenti, di azioni risarcitorie e di sollecitare provvedimenti di sequestro. Tuttavia l’avvocato dell’imputato, Alessandro Tucci, ha dimostrato che quella sfilza di messaggi non era finalizzata a molestare la donna ma ad avanzare leggittime rivendicazioni, facendo così venire meno l’elemento oggettivo del reato. Da qui l’assoluzione con formula piena. Le motivazioni si conosceranno tra novanta giorni.

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