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SULMONA – Che fine ha fatto la richiesta al Governo di riconoscimento di stato di emergenza riguardo all’incendio del Morrone? Se lo chiede l’ex Presidente del Parco Nazionale della Majella Franco Iezzi che ha rilanciato il caso con un post sulla rete sociale di facebook. Ma non è il solo a domandarsi a che punto è la pratica. Dopo il clamore sollevato a pochi giorni dall’incendio nulla si sa sullo stato di emergenza dopo le richieste arrivate dai comuni colpiti e dalla Regione Abruzzo. Nel frattempo, a cento giorni dall’incendio, è il comitato Territori Attivi che chiede la rimodulazione dei fondi del Masterplan e suona la sveglia sul rischio idrogeologico. “Cessata la paura” spiegano dal Comitato “sembra essere cessato lo slancio con il quale Regione e Comuni proponevano un immediato intervento contro il rischio idrogeologico e la perdita di suolo nelle aree attraversate dall’incendio. Risulta soltanto l’intento, per altro in forme diverse e non certamente con una azione unitaria, di Comuni ed Enti interessati, di costituire un protocollo d’intesa finalizzato al monitoraggio del Morrone ai fini del rischio idrogeologico” Il TerrA (Territori Attivi), comitato costituitosi all’indomani dell’ incendio, invece, ritiene che il rischio idrogeologico non sia il solo fattore da considerare nelle gestione del post-incendio. La perdita di suolo, anche in assenza di frane reali o potenziali, è un fenomeno che interessa tutte le aree in pendio, e come tale rende necessario un intervento immediato nei primi mesi seguenti l’incendio. Inoltre, il comitato ritiene che le competenze per un monitoraggio approfondito della complessa situazione in atto sul Morrone non possono essere esclusiva di un’unica categoria di professionisti, ma si rende opportuno la creazione di una squadra di tecnici afferenti a diverse discipline che possano al meglio valutare, sotto i diversi profili, sia lo stato dei luoghi e la loro evoluzione, sia gli interventi da mettere in campo per ridurre il danno.

Andrea D’Aurelio

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