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SULMONA – Pratola ricorda con tavole rotonde e concerti all’aperto, Sulmona si organizza con monitoraggi e ordinanza antincendio ma il Morrone, la montagna ferita degli incendi di un anno fa, continua a sgretolarsi. E’ notizia di questi giorni della frana si è staccata dal Morrone sul fronte Marane-Santa Lucia, nella zona del Casino Pantano con terra, detriti, tronchi di alberi (di cui molti bruciati) che si sono riversati poco distante dalla strada provinciale. I postumi del maltempo colpiscono la montagna ancora ferita e il Comune di Sulmona non vuole lasciare nulla al caso. Dopo la relazione dei Vigili del Fuoco, che nei giorni scorsi sono intervenuti prontamente sul posto, il vice sindaco Nicola Angelucci ha chiesto l’intervento della Prefettura e dei Vigili del Fuoco. Mercoledì sarà eseguito un sopralluogo sul posto. Lo scivolamento del terreno di origine pietroso proviene dalle zone interessate dall’incendio che colpì lo scorso anno il Morrone e, attraversando un vallone naturale, si è fermato sul recinto di alcune abitazioni, per ora senza provocare danni. Prevenzione è la parola d’ordine ma a un anno esatto dagli incendi le ferite sono ancora aperte e la rinascita del Morrone resta un miraggio. Era il 20 agosto 2017 quando, nel tardo pomeriggio, comincia a bruciare il versante sulmonese del Morrone. Un incubo durato tre settimane. La sete di giustizia che portò comitati e cittadini a scaldare i motori sembra assopita come pure la dichiarazione di stato di emergenza da parte del governo non è mai arrivata. Restano i numeri che dopo un anno è bene riportare alla mente di chi era in prima linea per difendere la montagna. Sono stati 2200 gli ettari di bosco distrutti dalle fiamme, se si considerano anche i danni derivanti dagli incendi che sono stati provocati a Prezza e a Raiano. A bruciare infatti non è stato solo il Morrone. Sul sacro monte gli ettari andati in fumo sono 1500. Ancor più spaventoso fu il business del fuoco con le spese che aumentano a vista d’occhio. Salato, anzi salatissimo, è anche il conto in denaro, calcolato per difetto dieci ore di volo al giorno per un canadair che costano circa 20mila euro l’ora, cioè almeno 400 mila euro al giorno, vale a dire 5 milioni e 600 mila euro per 14 giorni, se si considera che sono stati impiegati in media due mezzi al dì. Ora le istituzioni si muovono e giocano in anticipo. Non dimenticano e programmano ma il Morrone continua a sgretolarsi.

Andrea D’Aurelio

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