Si è svolto stamani il convegno tecnico, a Chieti, sul corposo Piano di caratterizzazione condotto sulle aree pubbliche del Sito d’interesse nazionale (Sin) di Bussi sul Tirino dove nel 2007 è stata scoperta quella che è stata definita la discarica di veleni chimici più grande d’Europa: arsenico, piombo e mercurio con concentrazioni superiori a quelle previste dalla legge, soprattutto per il mercurio nei sedimenti fluviali fino a quattro metri di profondità. Due anni di lavoro, tra indagini e analisi di laboratorio, su un’area di 235 ettari estesa per oltre 9 chilometri compresa tra ben dieci comuni delle province di Pescara e Chieti, che hanno restituito la fotografia dell’inquinamento ancora oggi presente in quell’area.
Tra le presenze ‘tecniche’ c’era anche quella dell’assessore regionale all’Ambiente, Nicola Campitelli che nel suo intervento ha dichiarato: “Per la Regione Abruzzo quella di Bussi è la madre di tutte le bonifiche; vogliamo sviluppare un nuovo modello che riesca a conciliare il risanamento con la rigenerazione ambientale ma anche sociale ed economica. In tal senso ringrazio Arta per il grande lavoro di controllo e validazione della bonifica svolto sul SIN”.
Le zone pubbliche interessate dall’opera di caratterizzazione ambientale hanno riguardato l’area occupata dalla discarica in località Tre Monti, la Stazione ferroviaria di Bussi Sul Tirino e le pertinenze dell’Anas, dell’Aca (azienda acquedottistica) e delle altre ditte operanti in zona; il polo chimico industriale e altri siti produttivi situati nel comune di Bussi sul Tirino (includendo sia gli impianti attivi che quelli dismessi), nonché le aree di pertinenza privata esterne al perimetro degli stabilimenti tra le quali quelle interessate dalle discariche 2A e 2B situate lungo la valle del fiume Trino; il campo pozzi “Colle Sant’Angelo”; il sito industriale dismesso ex Montecatini in località Piano d’Orta di Bolognano; le aree di sedimentazione in prossimità degli sbarramenti idroelettrici presenti sul fiume Pescara e i successivi rilasci. Le tipologie di campioni prelevate sono derivate da terreni di sondaggio e trincea, top soli (ossia terreno di superficie), sedimenti fluviali, rifiuti interrati e in alveo, acque superficiali e sotterranee, tronchetti nell’ambito delle attività di phytoscreening – intendendo lo screening effettuato tramite vegetazione – e di soli gas. Il sito di interesse comunitario di 232 ettari non ha ancora una perimetrazione completa, lasciando fuori aree con ogni probabilità inquinate, su cui mancano analisi delle sostanze e l’individuazione dei responsabili; ed ancora non si ha uno studio epidemiologico aggiornato e completo sugli effetti per la salute di circa 400.000 persone che vivono sul territorio e hanno bevuto per anni l’acqua contaminata delle falde. Nel 2011 il Ministero dell’Ambiente ha stanziato 50 milioni di euro per il primo intervento di bonifica. Le discariche scoperte nel 2007 dall’allora Corpo forestale dello Stato si trovano nella località Tre Monti: 185 mila metri cubi di inquinanti come cloroformio, tetracloruro di carbonio, esacloroetano, tricloroetilene, triclorobenzeni, metalli pesanti, a cui ha fatto seguito la scoperta di discariche nei terreni tra il centro abitato e l’insediamento industriale, salite alla ribalta delle cronache come “2A” e “2B”, e poi ancora, a valle e lungo il fiume Pescara, dei siti di Piano d’Orta, nel comune di Bolognano.