SULMONA – Un grande lavoratore che in Comune arrivava alle otto tutte le mattine per poi, verso le undici, consegnare il report di metà giornata. Ci si poteva rimettere l’orologio. Ma anche un politico che non si arrabbiava mai e sapeva relazionarsi con tutti. E’ questo il ricordo di Nicola Angelucci, ex vice sindaco di Sulmona, morto domenica scorsa all’ospedale di Pescara, che arriva dagli ex sindaci della città, Pietro Centofanti e Fabio Federico. Nella Giunta Centofanti, alla guida di Palazzo San Francesco dal 2001 al 2004, Angelucci era braccio operativo, ottenendo il suo primo incarico di assessore. “Sapeva ammortizzare e calmierare le acque”- ricorda l’ex primo cittadino ricordando il “suo” assessore come un politico che “partecipava con dedizione, senso del dovere e istituzionale all’azione amministrativa”. L’appello di Centofanti è rivolto ai giovani, ai cosiddetti politici in versione 2.0, di guardare cioè a queste figure “che hanno saputo dare molto alla nostra comunità con spirito di sacrificio, valori che si sono un po’ persi negli ultimi tempi”. Durante l’era Federico ( 2008-2013) Angelucci guidò il Consiglio Comunale nella sua veste di Presidente, dirigendo i lavori della riforma dello statuto della città e di revisione del regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale ma centrò anche l’obiettivo di inaugurare la nuova Aula Consiliare, assieme a una sinergia che vide in prima linea l’allora Presidente della Bcc, il compianto Domenico Ciaglia e l’ex assessore Lorenzo Fusco. “Tutto partì dalla visita del Ministro delle Infrastrutture dell’epoca”- ricorda Federico- che notò “le sedie di plastica e le scrivanie da ufficio e ci disse che Sulmona meritava maggiore solennità. Nicola in quella occasione fece tutto smart e in maniera rapidissima”. “Lui aveva una grande dote che io non ho”- riprende l’ex sindaco- “non si arrabbiava mai. Era sempre lì sul pezzo, metteva gli occhi in basso, ragionava e ti faceva ragionare. Il suo temperamento pacato mi è stato di grandissimo aiuto nel condurre la mia vita politica”. Dopo le lacrime e il rito funebre, il ricordo di Angelucci resta vivo e rivive nelle parole dei sindaci con i quali ha condiviso di più, almeno in termini di tempo. Il ricordo “degli amici di Nicola” è quanto di più naturale e spontaneo può arrivare, senza personalizzare o strumentalizzare il dolore.
Andrea D’Aurelio
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