
Non ci fu concussione. Lo ha deciso il collegio del Tribunale di Sulmona, presieduto dal giudice Pierfilippo Mazzagreco, che ha assolto questa mattina il medico Paolo Leombruni di 61 anni, che era finito sotto processo per aver erogato cure a pagamento durante l’emergenza Covid. A fare scattare l’inchiesta era stata la denuncia presentata da un imprenditore. Secondo l’accusa la persona offesa, nell’agosto 2021, aveva contratto l’infezione da Coronavirus e si era messo in contatto con il medico, all’epoca in servizio nel pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona, per conoscere lo stato di salute della sua consorte, ricoverata sempre per Covid. Nel corso della telefonata il sanitario gli aveva proposto di cambiare terapia domiciliare per ottenere una guarigione più rapida. Al terzo tampone positivo l’imprenditore, dopo la persistenza del contagio, aveva deciso di contattare l’imputato per farsi somministrare la cura in parte per via endovenosa e in parte per via orale. Il tutto al costo di 250 euro. Una “tariffa” giornaliera che l’uomo, pur di tornare a stretto giro nella sua attività commerciale, aveva deciso di accollarsi per altre sei sedute. Tra titoli e contanti il commerciante aveva versato la somma di 1750 euro. Per tale prestazione, che non aveva sortito l’effetto sperato secondo l’imprenditore, non era stata emessa fattura e dopo aver saputo di essere stato denunciato, secondo l’accusa, il medico si era recato con fare minaccioso nell’attività del paziente. Tuttavia le accuse di concussione e violenza privata non hanno retto dal momento che, come hanno spiegato gli avvocati difensori Alessandro Margiotta e Alessandro Scelli, si era trattato di una semplice prestazione a domicilio ed extra ospedaliera, senza uso di violenza estorsiva. Il medico, nei mesi scorsi, aveva anche restituito le somme le somme incassate al suo ex paziente. Cadute anche le accuse di violenza privata e violazione della normativa anti Covid. Per il collegio il fatto non sussiste









