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SULMONA – Erano finiti sotto processo con la pesante accusa di bancarotta fraudolenta documentale, ma al termine del dibattimento sono stati tutti assolti per insufficienza delle risultanze probatorie, ovvero perché il fatto non sussiste. Finisce un incubo per tre imprenditori, il primo di origine romena C.C.L e gli altri due della Valle Subequana, M.S. e G.A., una coppia di coniugi che può tirare un sospiro di sollievo all’esito della sentenza pronunciata ieri dal collegio giudicante del Tribunale di Sulmona. Gli imputati erano accusati quali amministratori di diritto ( il romeno) e di fatto ( i coniugi) della Tekram Srl, società dichiara fallita dal Tribunale di Sulmona con sentenza del 27 ottobre 2016, di tenere libri e altre strutture contabili in guisa da non rendere possibile la ricostruzione ed il movimento degli affari. Secondo la Procura i tre, in concorso tra loro, avrebbero omesso di effettuare la necessaria presentazione ed impedito agli organi fallimentari di individuare e quantificare la presenza di beni nel patrimonio aziendale a garanzia dei creditori. Per tutti e tre gli imputati è mancato il dolo specifico mentre per la coppia è mancata la prova dell’amministrazione di fatto della società fallita. Nel corso del processo non si è riusciti a produrre alcunché che potesse dimostrare atti di gestione da parte dei due coniugi, difesi dall’avvocato del foro di Sulmona, Alberto Paolini. La Procura aveva chiesto, in sede di discussione, la condanna a quattro anni di reclusione per tutti e tre gli imputati con le relative sanzioni accessorie. Il collegio del Tribunale di Sulmona, presieduto dal giudice Marco Billi, ha emesso la sentenza di assoluzione per la coppia di imprenditori e per l’amministratore di diritto, di origine romena, difeso dall’avvocato Giovanni Sanfilippo di Caltanissetta.

Andrea D’Aurelio

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