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SULMONA – Ha atteso un anno per sottoporsi a una visita reumatologica presso l’ospedale di Sulmona ma dopo lo stop alle prestazioni sanitarie differibili, per via dell’emergenza legata al Covid-19, non è riuscita ad accedere alle cure. Protagonista della vicenda è una donna di Sulmona che ha deciso di mettere nero su bianco il suo sfogo-denuncia in un messaggio indirizzato alla nostra redazione. L’annoso problema delle lunghe liste d’attesa si è andato quindi ad incastonare con l’emergenza pandemia. Il risultato? Un doppio disagio per gli utenti, quelli che non sono affetti da Coronavirus, ma comunque devono lottare con altre patologie e hanno il diritto di curarsi. “Un anno fa ho preso una prenotazione per il 2 dicembre per una visita reumatologia. Dato i casi Covid in aumento questa mattina ho contattato il reparto di medicina per avere conferma della visita e per fortuna che l’ho fatto in quanto mi hanno detto che gli ambulatori sono chiusi e non è possibile nè posticipare nè prendere un ‘altra prenotazione. Capisco il covid ma come mai privatamente si riesce a fare tutto?”- sbotta la donna nella sua denuncia. In verità lo stop alle prestazioni non differibili è arrivato dalla Asl lo scorso 20 novembre, proprio come avvenne nel periodo del lockdown. L’azienda sanitaria ha sospeso tutte le attività ambulatoriali non urgenti nonché tutte quelle in regime di libera professione fino ad oggi. Sono state assicurate le prestazioni urgenti e brevi come pure le prestazioni ematologiche, oncologiche e indifferibili. Una scelta fortemente condizionata dall’evoluzione della curva epidemiologica e dall’ottimizzazione delle risorse umane e degli spazi a disposizione. Una riorganizzazione però che ha penalizzato una categoria di persone che si è messa in fila per accedere alle prestazioni sanitarie richieste ed ora quell’attesa si prolunga non si sa quando, senza un sistema in grado di ricontattare le persone per le prenotazioni effettuate. Il rischio è quello di allungare ulteriormente le liste con ovvie ripercussioni per l’utenza e per il comparto sanitario in generale.

Andrea D’Aurelio

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